Il sogno della laguna: i casoni nell’Unesco

MARANO LAGUNARE. Non solo Palmanova. Se la città stellata sarà capofila italiana nelle candidature Unesco 2016, in Friuli Venezia Giulia spunta un nuovo e affascinante progetto, quello di Marano Lagunare, che mette sotto i riflettori mondiali i suoi casoni, ritenendo che possano aspirare a entrare nella galleria dei beni patrimonio dell’umanità. Il Comune di Marano ha infatti avviato l’iter per l'attivazione della procedura di richiesta di tutela Unesco per quel patrimonio di tradizione e cultura che i 53 casoni della laguna rappresentano. Il casone è stato per secoli la prima casa della gente della laguna, riparo dalle intemperie, ricovero delle attrezzature e baluardo di difesa dagli aggressori.
Non solo tutela e mantenimento di questa parte importante della storia maranese a contatto con la laguna, ma anche forma di sviluppo e occupazione per i giovani. Infatti, in controtendenza con gli ultimi decenni, oggi a Marano ci sono diversi giovani che stanno riprendendo in mano le tradizioni e tutte quelle specificità che fanno di Marano un “unicum” in Friuli.
Per riuscirci, il Comune sta approntando il Piano di conservazione e sviluppo della Riserva naturale Valli Canal Novo e Foci dello Stella, aree sulle quali si trovano i casoni. Parallelamente chiederà alla Regione Friuli Venezia Giulia la promulgazione di una legge speciale per Marano.
Il Piano di conservazione e sviluppo prevede la mappatura delle specie faunistiche e naturalistiche del territorio, mentre si è già provveduto a individuare le motte (barene sempre fuori dall’acqua sulle quali sorgono i casoni). Si cominciano già a delineare le regole generali per la costruzione dei casoni e delle motte su cui poggiano. Regole di massima che saranno sviluppate in un successivo regolamento comunale.
«La norma attuale non è chiara – spiega il sindaco Devis Formentin – per cui c’è la necessità di mettere mano alla tutela di un patrimonio che è parte integrante della storia di Marano. É la cartolina-immagine di Marano Lagunare e a volte del Friuli». Come spiega l’amministratore, i siti in cui sono ubicati i casoni sono parco naturale tutelato da rigide norme e questo crea difficoltà a ogni forma di intervento manutentivo o di costruzione.
Le difficoltà sono costituite dal fatto che la materia prima per la manutenzione dei casoni, o la loro ricostruzione (succede che vadano a fuoco), è la canna palustre, ma non ne può essere tagliata neanche una essendo l’area sotto tutela ambientale. Per cui le canne devono essere fatte arrivare dall’Ungheria, come le ditte per costruire un casone o anche per la semplice ristrutturazione, non essendoci più persone in loco abilitate a farlo. Di qui la richiesta di una legge speciale regionale per Marano, che risolva queste problematiche.
«Sono già in contatto con la Regione e in particolare con l’assessore Santoro – aggiunge Formentin – proprio perchè un regolamento comunale non è sufficiente. É necessaria una legge speciale, semplice e chiara, che permetta di fare interventi di manutenzione di motte e canneti. E poi via con la richiesta all’Unesco».
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