Il Tetris può riaprire, ma resta il sequestro

Udine, il gip ha autorizzato l’uso del locale di via Portanuova chiuso dal 14 marzo. Si potrà lavorare fino alle 23 (il sabato a mezzanotte) con «musica moderata»
Udine 14 Marzo 2013. Locale Tetris di Via PortaNuova sotto sequestro. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Udine 14 Marzo 2013. Locale Tetris di Via PortaNuova sotto sequestro. Telefoto copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

UDINE. Il “Tetris” può riaprire i battenti e riprendere l’attività. Per farlo, però, dovrà rispettare scrupolosamente le prescrizioni imposte dal giudice nel decreto con il quale è stata concessa ai titolari l’“autorizzazione all’uso” del locale. La bella notizia è arrivata nella tarda mattinata di ieri, in risposta all’istanza di dissequestro presentata nei giorni scorsi dall’avvocato Angela De Marco.

Staccati dalla porta d’ingresso, tuttavia, i “sigilli” restano impressi sulla carta. Formalmente, l’american bar di via Portanuova 11, infatti, continuerà a essere sottoposto al provvedimento di sequestro preventivo, disposto d’urgenza dal pm Annunziata Puglia lo scorso 14 marzo e convalidato poi dal gip del tribunale di Udine, Roberto Venditti.

Lo stesso che, ieri, ripresi in esame gli atti del fascicolo, ha deciso di mettere i titolari nelle condizioni di riprendere l’attività, pur se sotto la spada di Damocle del sequestro e nei limiti temporali indicati nel decreto. Come dire, insomma, che l’autorizzazione all’uso resta appesa a un filo: al primo sgarro, il gip potrebbe revocarla e tornare a sbarrare la porta ai clienti.

Le disposizioni del tribunale fissano l’orario di apertura del “Tetris” non oltre le 23 di tutti i giorni della settimana, con la sola eccezione del sabato, quando l’attività potrà essere prolungata fino alla mezzanotte. In ogni caso, la musica suonata all’interno del locale dovrà essere mantenuta a un «volume moderato». Erano stati proprio gli elevati decibel delle casse, sommati agli schiamazzi degli avventori ammassati all’esterno del bar, a scatenare le proteste dei vicini.

Almeno una decina i residenti della zona che, tra telefonate ed esposti a Questura e Polizia municipale, avevano portato alla segnalazione del caso alla Procura e al provvedimento d’urgenza del pm per disturbo alla quiete pubblica. Ad avvalare l’iniziativa era stato il procuratore capo in persona, Antonio Biancardi, da sempre in prima fila nella lotta alla “movida” udinese.

Nell’istanza di revoca, l’avvocato De Marco aveva chiesto innanzitutto il dissequestro del bar e, in subordine, la sua riapertura con gli orari ritenuti più congrui dal giudice. Allegata alla richiesta, il legale aveva presentato una perizia fonometrica attestante la misurazione di rumori all’interno del locale entro la soglia di tollerabilità.

Del documento, tuttavia, il giudice ha ritenuto di non dover tenere conto, trattandosi di valutazione attinente ad attività di tipo industriale, piuttosto che a quella di un bar. Dove, a fare la differenza, non è la soglia di tollerabilità, bensì il grado di disturbo che la musica alta può o non può arrecare alle persone che abitano nelle vicinanze.

Delle difficoltà rappresentate dalla particolare posizione del locale, d’altra parte, si erano dimostrati consapevoli gli stessi titolari, fin dalla sua apertura, in novembre. «Chiediamo gentilmente ai nostri clienti di non sostare sotto o davanti la corte», avevano scritto in un cartello appeso fuori dal locale.

«Abbiamo offerto massima collaborazione sin da subito - ha ricordato Giorgio Perraro, uno dei soci - stipulando un contratto con una guardia di sicurezza in tempi non sospetti. Ma se i ragazzi si fermano la sera in strada a parlare, come facciamo a indurli ad andarsene?».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto