Il titolare del Centro autoradio «Anch’io voglio sapere la verità»

La riapertura delle indagini sulla bomba di Natale in viale Ungheria a Udine. Una vittima era di Roveredo
Anna Rosso



«Quello che è successo quella mattina del ’98 ha sconvolto la mia vita e se ne è portate via altre tre, quelle degli agenti di polizia. Avrei potuto morire anche io che avevo avvicinato la testa alla bomba poco prima che esplodesse. Ecco perché, oltre ai familiari delle vittime, io sono il primo a volere giustizia e chiarezza. Penso quasi ogni giorno a quella tragedia e ci penserò per sempre».

Il commerciante Paolo Albertini, oggi 63enne e all’epoca titolare del “Centro autoradio” commenta così la notizia relativa alla riapertura delle indagini sulla strage di viale Ungheria. Quel giorno, alle 5. 50, lo scoppio di una bomba tipo ananas che era stata appesa alla serranda del suo negozio uccise tre agenti della Squadra volante di Udine. Giuseppe Guido Zanier, 34 anni, Adriano Ruttar, 41 e Paolo Cragnolino, 31, di Roveredo in Piano.

Le loro foto, i loro nomi si vedono in quasi ogni ufficio della Questura. E la ferita è ancora aperta perché non si è mai scoperto chi appese (o fece appendere) quell’ordigno né per quale motivo.

«È sempre quella storia, sempre quella, non ho parole» sbotta all’inizio Albertini e poi spiega: «Sono state battute tutte le piste possibili. Mi meraviglio che dopo più di vent’anni sia stato riaperto il caso. Ma se si vuole così, allora è giusto. Per quanto mi riguarda, tutto ciò che potevo dire, l’ho detto allora. E se, nei periodi successivi, avessi avuto elementi utili alle indagini li avrei portati alla magistratura. Ecco perché oggi non ho nulla da raccontare che non si sappia già, che non sia già stato scritto. Ora faccio semplicemente la mia vita e aspetto di andare in pensione dopo aver ceduto le attività ai nipoti. Finora nessuno mi ha chiamato per quest’indagine. Comunque – precisa il commerciante –, io non ho mai avuto paura, né allora e... figuriamoci adesso, proprio perché non ho mai fatto male a nessuno».

L’avvocato Roberto Mete è stato il legale storico di Albertini fin dalla prima fase delle indagini in cui, giocoforza, l’attività commerciale era oggetto di approfondimenti investigativi «Non sono particolarmente meravigliato – dichiara – di quanto appreso dalla stampa. I fatti criminali che incidono pesantemente sulla storia di una collettività talvolta alimentano un mistero infinito, talvolta incrociano soluzioni investigative che, credo sia il desiderio di tutti, possono chiudere i conti anche a tanti anni di distanza. Non possiamo che attendere gli sviluppi».

Intanto, per quanto riguarda la riapertura del caso, la Procura della Repubblica di Udine, in una nota diffusa ieri pomeriggio, ha fatto sapere che «considerata la rilevanza dell’evento e l’interesse che tale vicenda suscita nell’intera cittadinanza, si rappresenta che sono in corso i necessari approfondimenti investigativi finalizzati a verificare la fondatezza o meno di recenti acquisizioni dichiarative».

Il sindaco di Udine, da parte sua, ha espresso apprezzamento per l’impegno degli inquirenti: «La riapertura delle indagini per individuare i responsabili della strage di Natale – ha sottolineato ieri Pietro Fontanini – è un ottima notizia e rende giustizia a tanti che soprattutto a Udine erano rimasti delusi in merito alle difficoltà a trovare i responsabili di questa strage che ha fortemente impressionato la nostra città. Speriamo che le nuove testimonianze aiutino la magistratura a punire i delinquenti che hanno privato le forze di polizia di tre validi operatori».—



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