Il tramonto delle discoteche e i nuovi gusti dei nottambuli

Dopo Royal a Cordenons e Papillon a Roveredo, hanno lasciato i gestori del White. «Frenati dalla concorrenza sleale». Ora spopolano le feste in bar e agriturismi

PORDENONE. Sabato sera è calato il sipario, definitivamente, per questa gestione. Perché il White potrebbe anche riaprire, grazie a nuovi acquirenti.

Adesso, però, dopo 17 anni, c’è che la sala da ballo di via Fornace chiude e questo stop impone una riflessione: la discoteca, nel Pordenonese, è un concetto al tramonto.

Il White è l’ultima a salutare: prima ci sono stati gli addii del Royal e del Papillon. Di qui un viaggio in un mondo che non tira più, schiacciato dai costi e da locali che si spacciano come “disco” quando – per la legge – non lo sono.

Tramonto. Tanta gente, ieri sera, in via Fornace, per un ultimo saluto a uno spazio che ha segnato un epoca. C’erano gli storici gestori, la coppia Tinteri-Toppan, che per quasi 20 anni ha dato un perché alle notti pordenonesi: sia prima con l’Heineken Green Stage, sia poi con l’Uagamama e col White.

Adesso, però, basta. Ed è la terza discoteca storica della provincia a chiudere nel giro di poco tempo. La prima è stata il Royal City di Cordenons, nel 2009: lo staff di Adriano Cerato si è tirato indietro preferendo puntare su altri business. Adesso c’è una sala da gioco. Poi è stata la volta del Papillon, la scorsa stagione, fermatosi dopo la parentesi dell’imprenditore albanese Ramiz Kryeithadi. Il locale è ora sfitto.

Perché questi stop? «Si è frenati da una concorrenza irregolare - ha analizzato uno storico pr del Pordenonese, Andrea Buzzai –. Tanti locali si comportano da discoteche senza avere le licenze (la “C”, per esempio): abbattono i costi e permettono al cliente di risparmiare».

Adesso spopolano le feste in bar e agriturismi, ma sono fuori norma: infatti, in molti, c’è il cartello “Vietato ballare”. Per dare la possibilità, ci vorrebbero le licenze adatte.

Futuro. Non è per nulla roseo, anzi. «Il settore è collassato – ha rilevato un altro pr della provincia, Marlon Kaculi -: quest’anno ho lavorato per una discoteca di Udine, l’unica in città. Abbiamo registrato un calo dell’80 per cento. Come si può andare avanti?».

E’ difficile, praticamente impossibile. Si devono seguire standard troppo costosi per la situazione e, al contempo, c’è una nuova tipologia di divertimento che spopola senza essere cara. La festa c’è e si fa sempre, cambiano i modi in cui si manifesta.

Forse tornerà il tempo delle discoteche, magari già la prossima stagione oppure più avanti. Non è proprio questo il momento, tuttavia. «E’ la fine di un’epoca». Parola dei due pr.

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