«Il Vangelo secondo Matteo film d’inconscia religiosità»

Il gesuita Virgilio Fantuzzi ieri ospite agli incontri pasoliniani in Friuli: «Inconciliabile con la mancanza di fede»

Virgilio Fantuzzi, gesuita e critico cinematografico de La Civiltà Cattolica, è tra gli ospiti del doppio incontro odierno che il Centro Studi Pasolini di Casarsa ha organizzato nella propria sede prima e a Cinemazero di Pordenone in serata, per la proiezione del film Il Vangelo secondo Matteo.

Il suo contatto con Pasolini nacque in modo quasi clandestino, consolidandosi nel tempo. «All’epoca ero un seminarista, avrò avuto circa 26 anni. Avevo sentito parlare del Vangelo di Pasolini, ma lo vidi solo in occasione di una proiezione privata. Dire che ne rimasi impressionato è dir poco, soddisfaceva nella maniera più completa tutto quello che mi potevo aspettare dal mio concetto del vangelo. Sapevo che Pasolini non faceva mistero della sua visione marxista e il fatto che non credesse nella divinità di Gesù Cristo era un dato per me inconciliabile con il film che avevo visto. Così decisi di incontrarlo per dirglielo».

Prosegue padre Fantuzzi: «Pasolini mi ascoltò, mi lasciò dire tutto quello che pensavo e invece di darmi una risposta, con quell’attitudine didattica di cui era capace, fece in modo che la risposta al fatto se lui fosse credente o meno la trovassi da solo. Lui diceva di “non essere credente, almeno nella coscienza” e con questo inciso lasciava aperto un interrogativo su una possibile dimensione, al di là delle intenzioni esplicite, nella quale potesse esistere una forma di religiosità».

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