Il Veneto vuole le riduzioni, ma il piano Zaia è fermo
UDINE. In Veneto i vitalizi agli ex costano 13 milioni l’anno. Troppo. Troppo soprattutto per un governatore, Luca Zaia, che in campagna elettorale ha promesso di eliminare la fastidiosa pensione agli ex, anche per togliere terreno sotto i piedi grillini. Ma il piano è fermo da giugno.
Il governatore leghista ha depositato una proposta di legge alla presidenza del Consiglio regionale il 29 giugno 2015 e le misure sono simili a quelle introdotte dal Consiglio regionale del Fvg tra l’agosto 2013 – quando sono stati aboliti i vitalizi e l’assegno di fine mandato a partire dall’attuale legislatura, mentre gli stipendi sono parificati a quelli del sindaco del Comune capoluogo di regione – e il marzo 2015 con il taglio delle pensioni degli ex.
L’idea di Zaia punta dunque a cancellare i vitalizi (reversibilità compresa) e a far passare gli eletti al sistema contributivo, a partire dalla legislatura in corso, con versamenti obbligatori mensili per un consigliere di 1.300 euro e per la Regione di 1.800. Non solo.
Nella riforma Zaia tutti i trattamenti indennitari differiti, compresi quelli già in godimento, verrebbero rideterminati secondo il sistema di calcolo retributivo. «L’ho scritto nel programma e l’ho ripetuto più volte: la Regione non può essere considerata come l’Inps», ha detto il governatore veneto.
E ieri, dopo mesi di latitanza, in commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale veneto sono state presentate le proposte di legge per i tagli.
Proposte che sono cinque, due di Zaia – una statale per eliminare i vitalizi e passare al contributivo e l’altra per cancellare l’assegno di fine mandato –, una d’iniziativa popolare “Zero privilegi” sulla rimodulazione delle retribuzioni dei consiglieri, una del Pd per abolire la pensione ed equiparare il trattamento economico dei consiglieri regionali a quello del sindaco del Comune capoluogo di regione (Venezia) e una del M5s per eliminare i vitalizi e ridurre gli stipendi dei consiglieri del 60 per cento.
E i consiglieri hanno trovato una sostanziale condivisione sulla necessità di modificare il sistema. Il nodo, però, resta il come. «L’impegno è stato preso e lo porteremo avanti rispettando i tempi della nostra società che chiede una politica efficiente e a basso prezzo», assicura Nicola Ignazio Finco, capogruppo della Lega, mentre il grillino Jacopo Berti – ex candidato governatore del M5s – vuole misure drastiche.
«La nostra – afferma la dem Alessandra Moretti – è una proposta in linea con il referendum costituzionale di ottobre e che ne anticipa gli effetti. Così il Pd indica un percorso chiaro, netto e radicale». I tempi, però, restano incerti.(a.bu.)
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