Il vescovo di Pordenone: «Non basta vivere qualche rito durante l’anno, siate vicini a chi è nel bisogno»

PORDENONE. «Se vogliamo, anche noi oggi, costruire, fortificare e alimentare la vita delle nostre comunità, non è sufficiente vivere qualche rito settimanale o qualche evento particolare durante l’anno. Per formare una vera comunità è necessario il coinvolgimento pieno della nostra umanità e della nostra fede, con contatti e relazioni frequenti che sostengono il cammino, condividendo non solo percorsi ma anche la vicinanza e la solidarietà con chi si trova nel bisogno e nella sofferenza».
Parole di monsignor Giuseppe Pellegrini, vescovo della diocesi di Concordia Pordenone, che durante l’omelia di Pasqua nel duomo concattedrale di San Marco, nella città del Noncello, ha evidenziato «la fatica che noi oggi viviamo all’interno delle nostre comunità cristiane».
Nel suo intervento il presule ha ripercorso la vicenda narrata nel Vangelo del mattino di Pasqua, sottolineando la corsa che le donne e i discepoli fecero alla tomba vuota: «La corsa esprime ansia, desiderio, volontà di non perdere tempo o forse timore che sia troppo tardi; una ricerca e un movimento rapido, che rivelano un profondo sentimento di amore e di vicinanza nei confronti di Gesù».
«La fede della risurrezione - ha detto ancora il vescovo - che è il cuore della fede cristiana, non è un naturale sentimento di fiducia nella vita, ma credere che la vita nasce dalla morte, grazie alla forza dell’amore di Cristo».
Per questo motivo monsignor Pellegrini ha scelto anche quest'anno di celebrare la prima messa del giorno di Pasqua nella cappella dell'ospedale civile Santa Maria degli Angeli di Pordenone, come segno di vicinanza e di speranza per tutti gli ammalati con le loro famiglie e il personale ospedaliero.
Alla fine l’invito «a vivere la nostra vita con lo stile di Dio e del suo Figlio Gesù, che ci è amato e si è donato per noi».
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