Il vescovo sulla crisi: più etica e comunità per evitare tragedie FOTO

Pordenone, richiamo di monsignor Pellegrini alla messa del patrono. «Napolitano? Alleanze e mediazioni sono necessarie»
FOTO MISSINATO - DUOMO
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PORDENONE. Valori, etica, comunità. Ripartire da questo trinomio per ridefinire un modello economico e non cadere in prostrazione, stato che ha portato più di qualcuno, «anche nel nostro territorio» a rinunciare alla vita. Nel giorno di San Marco, il vescovo monsignor Giuseppe Pellegrini - che ha concelebrato la messa del patrono della città nel duomo concattedrale San Marco col vescovo emerito Ovidio Poletto e i parroci del capoluogo – ha incentrato gran parte dell’omelia sulla crisi economica e morale che sta attraversando l’Italia.

«Desideriamo un futuro più sereno per la nostra amata città e per le altre istituzioni sociali e politiche che sono al servizio delle nostre terre», ha esordito salutando fedeli, autorità civili e militari, tra cui il sindaco Claudio Pedrotti, e «i volti nuovi alla guida delle istituzioni nazionali e locali», assicurando «il mio pieno rispetto e sostegno».

Monsignor Pellegrini è andato subito al nocciolo del problema, la crisi. «Non dobbiamo cedere allo sconforto, la posta in gioco è veramente alta. Non si tratta di prevedere quando sarà finita, ad essere messa in discussione è l’antropologia, la concezione dell’uomo che noi abbiamo». La crisi qualcuno l’ha paragonata «a un infarto, perché ha colpito il cuore del modello di sviluppo degli ultimi decenni: l’accumulo senza limiti di profitti finanziari». L’invito: tornare alla dottrina sociale della Chiesa, alla Caritas in veritate, «promuovendo modalità sempre più partecipate del fare impresa».

Occorre ripartire dal trinomio valori, etica, comunità. «Solo così sarà possibile ridefinire un nuovo modello economico e non cadere in uno stato depressivo che ci impedisce qualsiasi azione, anzi spesso porta alcune persone a non reggere più, purtroppo, com’è accaduto anche nel nostro territorio, a rinunciare al bene più prezioso che è la vita». Non l’ha citata, ma era palese il riferimento alla morte di Fermo Santarossa, tra i più grandi imprenditori del Friuli occidentale. «Fare rete», società civile e cristiana, «per promuovere il dialogo tra le diverse realtà».

Il presule ha richiamato il discorso di insediamento del presidente della Repubblica, laddove ha parlato «dell’importanza e della necessità di intese, di alleanze, di mediazioni e convergenze tra le forze politiche diverse, precisando che ciò non è segno di regressione, ma di convivenza civile e di maturità democratica. Impegnamoci – è stata l’esortazione di monsignor Pellegrini – per fare crescere e consolidare, come dice papa Francesco, la cultura dell’incontro e non dello scontro».

Monsignor Pellegrini, infine, si è congratulato con il vescovo emerito Ovidio Poletto, al quale poco dopo la messa è stato conferito il premio San Marco assieme a Daniele Molmenti e Francesco Bearzatti: «Sono felice di questa scelta – ha detto – perché viene riconosciuta anche la religione come componente capace di rendere prestigiosa e bella la nostra città».

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