Imat, il Gruppo Ferroli salva 59 posti di lavoro
Ceduto un ramo di azienda al colosso veronese che ha dato vita a una newco. Nella vecchia società resta un centinaio di addetti, ma 60 risultano in esubero

Il Gruppo Ferroli salva 59 su 159 posti di lavoro alla Imat di Fontanafredda, ma all’interno dell’azienda del Gruppo Marcegaglia restano 60 esuberi. Una svolta nella situazione di crisi che la storica impresa sta attraversando da anni, ma che comunque non consente di dare risposte all’intera forza lavoro. Imat ha ceduto un ramo d’azienda al colosso veronese specializzato nella produzione di caldaie e climatizzatori: Ferroli ha dato vita a una new company, la Elic, che questa settimana ha cominciato a operare nel sito di Fontanafredda. Un’operazione che ha consentito la salvaguardia di una parte dell’occupazione e anche del sito produttivo. In quest’ultimo, Ferroli produrrà pompe di calore e scaldabagni.
La “vecchia” Imat, comunque, non ha cessato di esistere, ma continua a realizzare componenti per l’elettrodomestico, in particolare per la refrigerazione domestica e professionale (tra i clienti c’è anche il sito di Susegana dell’Electrolux). Come annunciato in maniera chiara alle organizzazioni sindacali, l’azienda deve però mettere in atto un’importante riduzione del personale: allo stato attuale l’organico è composto da un centinaio di addetti, ma in fabbrica c’è posto solamente per 35 persone, che di fatto sono quelle che oggi stanno operando. Una sessantina di maestranze è quindi a casa, coperta dalla cassa integrazione straordinaria, che scadrà a luglio. Entro questa data, gli addetti in esubero lasceranno lo stabilimento. L’azienda ha messo sul piatto incentivi all’esodo. Tra le eccedenze, solamente pochi lavoratori sono vicini alla pensione. «Meno di una decina – ha riferito il sindacalista di Fiom Maurizio Marcon –. Per il resto, stiamo parlando di persone che hanno tra i 35 e i 50 anni».
La carta Ferroli, insomma, non basta a scongiurare gli esuberi. «Ma, senza Ferroli, sarebbe stato un bagno di sangue – hanno commentato Marcon e Antonello Lenardon (Fim) –. Da diversi anni i bilanci erano negativi: una vertenza lunga e complicata». Il rammarico di lavoratori e sindacati per come si è evoluta la vicenda è comprensibile: d’altronde Imat è una realtà storica e qualificata della provincia, che ai tempi d’oro contava circa 300 dipendenti. Poi la crisi, gli esuberi e la scure dei tagli abbattutasi sulle maestranze. Non si esclude, comunque, che il progetto industriale dei Ferroli possa rappresentare un’ancora di salvezza per altri lavoratori: è presto per parlarne, ma se in futuro dovessero esserci nuove assunzioni si darà priorità a chi ha lasciato lo stabilimento di Fontanafredda. Intanto, per motivi organizzativi legati alla produzione, è possibile che Ferroli chieda il ricorso alla solidarietà per sei mesi: in fase di avvio dell’attività è infatti difficile saturare l’organico.
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