«Imbarazzante caduta di stile in duomo è stato un comizio»

Gemona: la minoranza boccia il discorso del sindaco prima del concerto di sabato «Quella era una sede che non ha nulla a che fare con la politica schierata»
Di Piero Cargnelutti

GEMONA. «Imbarazzante e imperdonabile caduta di stile l’intervento del sindaco al concerto tenutosi in duomo a Gemona per ringraziare quanti hanno dato una mano alla popolazione nelle ore immediatamente dopo il sisma e nella ricostruzione». Fanno ancora discutere le parole pronunciate nel suo discorso dal primo cittadino Paolo Urbani alla presentazione del concerto che l’Orchestra accademica di Berlino ha tenuto sabato sera in duomo di fronte a rappresentanti istituzionali, militari e religiosi, oltre a molti visitatori e cittadini presenti a Gemona per l’importante evento. Sul discorso tenuto da Urbani a intervenire è ora il gruppo consiliare di minoranza “Scelgo Gemona”.

«Definire gli amministratori “con gli attributi” è linguaggio da osteria, non utilizzabile nel duomo di Gemona – dicono i consiglieri Della Marina, Venturini, Dorotea, Patat, Marini e Andenna –. Affermare che oggi i sindaci sono dei passacarte è affermazione discutibile e comunque anch’essa da comizio non certo da pronunciare in una sede che nulla ha a che fare con la politica “schierata”. Il sindaco, sabato, si è dimenticato che è il rappresentante di tutta la città, non di se stesso né di una parte di essa».

«Imbarazzante è stato anche il riferimento – proseguono i consiglieri di Scelgo Gemona – alle donazioni esterne con l’inopportuno riferimento al colonnello Gheddafi e alla cifra donata dalla Libia. Si è trattato di una forte caduta di stile e vale lo stesso anche dell’ipotesi della “grande Udine”: è evidente che l’attuale primo cittadino non ha conoscenza dei termini del dibattito di allora, ne parla per sentito dire e, quando è così, si corre il rischio di sbagliare contesto, modi e toni».

«Noi di Scelgo Gemona - concludono - ringraziamo proprio tutti. Quelli che ci hanno aiutato fin dalle prime ore, chi ha fatto più del proprio dovere per curare ferite e salvare vite umane, quelli che ci hanno soccorso portandoci viveri, vestiario e quant’altro, chi ha seppellito i nostri morti, chi li ha estratti dalle macerie, chi ha scavato per estrarre persone ancora in vita seppellite sotto i crolli, chi ha tratto in salvo le nostre opere d’arte e con esse ci ha aiutato a ricostruire la nostra storia, chi ci ha aiutato a ricostruire le nostre fabbriche, scuole, case, chiese».

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