Immersioni nel Gorgazzo, Casati ritenterà il record

L’annuncio a Polcenigo, lo speleonauta pronto a superare il limite di -212 metri. Prova a gennaio: «La sorgente carsica è una sfida, l’invito a scendere ancora»

POLCENIGO. «Tenterò di nuovo l’immersione nel Gorgazzo a fine gennaio, per cercar di superare il mio limite a 212 metri di profondità. Non mi interessa il record. Ciò che mi attrae è l’ignoto, l’inesplorato al Gorgazzo come in tante altre grotte subacquee dove mi sono avventurato. Il Gorgazzo ti attrae e allo stesso tempo ti avvisa di quanto sia pericoloso con le sue correnti e la sua profondità. Conto di affrontarlo in condizioni ottimali, fisiche e ambientali. Gli ultimi giorni di gennaio rappresentano il periodo migliore per tentare una nuova immersione».

Con questa promessa si è presentato al teatro di Polcenigo lo speleonauta di fama mondiale Luigi Casati, 52 anni di Lecco, 37 anni di immersioni, introdotto fra gli applausi dei tanti presenti dal sindaco Mario Della Toffola e dall’assessore Fabio Pegoraro, subacqueo e amico di Casati.

Lo speleonauta. Una serata particolare quella vissuta da appassionati sub e curiosi nell’incontro con Casati che si è rivelato fondamentale per apprendere ulteriori elementi di conoscenza sulla sorgente del Gorgazzo, forniti da Casati con la proiezione di slide e video. Il Gorgazzo appare come un pezzo di cielo liquido che invita ad immergersi nella sua sorgente carsica a sifone – forse la più profonda al mondo, non si sa dove arrivi – per ora esplorata proprio da Luigi Casati, nel 2008, sino a – 212 metri.

«Oltre – ha affermato Casati – ricordo un buco nero che mi chiede di provare a scendere ancora, fino dove non posso prevederlo. Forse non arriveremo mai al fondo del Gorgazzo».

Le domande. Numerose le domande del pubblico sulle sensazioni provate dallo speleosub in queste situazioni, e sui rischi della sua attività. Casati ha ripercorso diverse imprese in Italia, Francia, Grecia, Croazia dove recentemente si è immerso sino a – 248 metri. Con la consapevolezza di aver raggiunto più volte il limite delle proprie capacità, Casati ha sostenuto di aver avuto in alcuni casi anche fortuna. Di preferire l’immersione in solitaria, nella consapevolezza che in certe condizioni se si è in due si rischia solo di raddoppiare la tragedia.

Il ricordo. Toccante il ricordo di Casati per il suo maestro di immersioni, lo svizzero Jean Jacques Bolanz, morto a 67 anni durante l’esplorazione subacquea della grotta Lili, in Grecia. «Anche se hai verificato tutto – ha ammesso Casati – puoi trovarti durante l’immersione a dover affrontare l’imprevedibile, nel qual caso nessuno è in grado di dire prima come si comporterà». Nel tributargli l’ultimo applauso della serata tutti si sono alzati in piedi.

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