Immigrazione, i sindaci: in Fvg bisogna aprire altre caserme per i profughi

Fissato per il 29 agosto l’incontro tra i primi cittadini dei capoluoghi. Il piano: commissioni in ogni provincia e richiedenti asilo trasferiti. Il vertice nasce dalla volontà di fare fronte comune in vista dell’arrivo in regione del ministro dell’Interno Minniti, previsto il 5 settembre
Bumbaca Gorizia 28.07.2017 Profughj Valletta Corno sgombero e sanificazione © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 28.07.2017 Profughj Valletta Corno sgombero e sanificazione © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

UDINE. Le accuse di strumentalizzazione politica e le parole di Debora Serracchiani – che l'altro giorno aveva sostenuto come un coordinamento sul tema dei migranti in Fvg guidato dal Commissario del Governo e dai prefetti, con la collaborazione della Regione in contatto con il Viminale – non fermano Rodolfo Ziberna e i sindaci di centrodestra che guidano tre dei quattro capoluoghi di Provincia.



Mentre Furio Honsell prende tempo in attesa di valutare la situazione, ma certamente non pare vedere di buon occhio l’iniziativa, i primi cittadini di Gorizia, Pordenone e Trieste si ritroveranno martedì 29 agosto, alle 11, nel capoluogo isontino per un incontro nel quale produrre una sorta di documento comune sulla gestione dei richiedenti asilo da presentare, poi, al ministro dell’Interno Marco Minniti il cui arrivo in regione è previsto per il 5 settembre.

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L’iniziativa parte da Ziberna che ieri ha chiamato il suo collega di Trieste Roberto Dipiazza e quindi quello di Pordenone Alessandro Ciriani invitandoli, appunto, a questa sorta di mini-vertice in programma fra otto giorni ricevendo l’immediato placet dei due amministratori di centrodestra.

Ziberna, dunque, insiste sul tema ed è da lui che nascono le due proposte d’apertura che verranno discusse a Gorizia. La prima riguarda, essenzialmente, le procedure di verifica della sussistenza dei requisiti per la concessione a un migrante dell’asilo oppure di una delle altre forme di protezione internazionale.

Attualmente, infatti, la Commissione incaricata è quella di Gorizia che, fino a un paio d’anni fa, analizzava le richieste di tutto il Nordest, mentre adesso si occupa esclusivamente di quelle presentate in Fvg.

Bene, secondo Ziberna questo non basta, ma bisogna aumentare il numero di Commissioni trasformando il sistema in un meccanismo in cui ne sia presente una per ogni capoluogo regionale che si prenda cura delle richieste depositate nelle rispettive aree di competenza prefettizia.

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La seconda fiche gettata sul tavolo, inoltre, riguarda l’utilizzo delle caserme. Stando al primo cittadino di Gorizia, infatti, lo Stato, in una regione ricca di strutture militari dismesse come il Fvg, potrebbe agevolmente, e in velocità, mettere a norma alcune caserme disseminate sul territorio regionale e adibirle a centri di accoglienza per i richiedenti asilo.

Una sorta di Cavarzerani oppure di Friuli? Non proprio, perché l’idea di Ziberna guarda alla realizzazione dei centri di accoglienza fuori dalle città, in località esterne ai capoluoghi.

Proposta probabilmente non nuova – visto che l’utilizzo della caserme sul tema migranti ritorna a cadenza fissa e non sempre riscuote successo –, ma, politicamente, ardita e in controtendenza soprattutto rispetto alla posizione tenuta dall’inizio della crisi migratoria dalla Regione e, quantomeno dall’arrivo di Minniti al Viminale in poi, anche dal ministero dell’Interno: il sistema di accoglienza diffusa.

Quel progetto, in altre parole, certificato dall’accordo siglato a inizio anno tra lo stesso Minniti e i rappresentanti dei Comuni italiani e che stabilisce un limite massimo di 2,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti, quindi, in definitiva, al massimo un profugo ogni 400 residenti.

L’iniziativa, onestamente, fa un po’ fatica a trovare sponde favorevoli in ogni angolo d’Italia per quanto la situazione in Fvg non sia da bollino rosso considerato che i poco meno di 5 mila richiedenti asilo presenti nei nostri territori sono accolti in 99 dei 216 Comuni della Regione anche se il grosso, come noto, si concentri sui capoluoghi.

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