Immobili all’asta anche a metà prezzo: caccia all’affare o a un investimento

UDINE. Case, appartamenti e perfino due strutture alberghiere aggiudicati per un prezzo nettamente inferiore – in media del 50 per cento – rispetto a quello di stima. Comprare abitazioni all’asta resta un investimento anche se nel 2019, rispetto all’anno precedente, la parabola delle vendite ha imboccato una discesa.
Sono stati infatti 439 i lotti assegnati dall’Istituto vendite giudiziarie di Udine (contro i 630 del 2018) che hanno permesso al tribunale di ricavare qualcosa in più di 39 milioni 800 mila euro (rispetto ai 46 milioni incassati dai beni assegnati l’anno prima). Meno immobili aggiudicati, nel 2019, ma che a conti fatti hanno proporzionalmente garantito un guadagno maggiore.
Dei 639 lotti venduti, 610 derivano da comuni esecuzioni, 22 provengono da fallimenti, mentre 7 sono relativi a cause civili. La fetta più grande delle aggiudicazioni ha riguardato la sfera residenziale, case e appartamenti in primis, che hanno interessato oltre l’80 per cento dei compratori. La restante parte delle vendite era inerente negozi, bar e beni con destinazione commerciale o industriale. Nel 2019, tra l’altro, al termine della procedura di esecuzione immobiliare sono finiti all’asta due alberghi: uno in disuso, una struttura in via Barcis, e uno ancora in attività nel comune di Tavagnacco.
«Le zone più gettonate – sottolinea Andrea Merlino, responsabile delle custodie immobiliari dell’istituto di via Liguria – sono sempre Udine e Lignano, dove il margine di spuntarla a un prezzo minore è di fatto più risicato». Essendo aree ambite, infatti, è plausibile che a ogni asta gli interessati siano più di uno e, di conseguenza, il prezzo fissato alla partenza tenda poi inevitabilmente a salire.
«Dove l’attività produttiva e turistica è ridotta – prosegue Merlino – con una offerta nettamente superiore alla domanda, come nel Manzanese o nel Palmarino, la differenza tra prezzo di stima e quello di aggiudicazione è invece notevole».
Sono state 132, invece, le pratiche estinte: in questo caso il proprietario del bene è riuscito a saldare il debito maturato con i creditori e a rientrare in possesso della propria abitazione. Un dato inferiore al confronto con l’anno precedente, quando le procedure esecutive cancellate erano state complessivamente 176.
L’istituto di via Liguria nell’anno che si è appena chiuso ha ricevuto 300 nuovi incarichi di custodia immobiliare (sui 1.250 totali), beni entrati per la prima volta nel listino, una cinquantina in meno rispetto al 2018. Le buste depositate per vendite delegate sono state invece 1.168.
«L’accentramento delle vendite – indica il responsabile delle custodie immobiliari –, che si effettuano per la quasi totalità nella sede dell’Ivg di via Liguria con dei professionisti delegati, ha avvicinato molte persone in più, avendo la possibilità di allargare la platea degli interessati, specialmente per quanto riguarda i beni immobili provenienti dai fallimenti.
I curatori che devono effettuare la vendita e decidono di avvalersi dell’Istituto – chiarisce – hanno un pacchetto praticamente “chiavi in mano”: curiamo i contatti con i notai, provvediamo a effettuare le visite, la custodia dei beni, la redazione degli avvisi di vendita, sgravando loro da un lato e facendo sì che anche la persona comune possa avvicinarsi alle vendite fallimentari evitando che possano essere “per pochi”, specie visto il continuo mutamento del quadro legislativo che regola tali vendite».
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