«Immobiliarista calunniato»: il sindaco di Codroipo e la compagna rinviati a giudizio

CODROIPO. Tutto comincia nell’estate del 2017, da una casa messa in vendita a Udine: la visitano, decidono di comprarla e, tempo qualche giorno, firmano la proposta di acquisto. Salvo poi, con altrettanta rapidità, rinunciarvi. Nella documentazione predisposta dall’agente immobiliare ritengono di ravvisare irregolarità e così preferiscono fare un passo indietro.
Fanno di più: lo denunciano per truffa, appropriazione indebita e utilizzo di atto falso. Ma la Procura, chiuse le indagini, chiede e ottiene l’archiviazione. Lui, allora, da accusato diventa accusatore. E il procedimento, questa volta, imbocca dritto la strada dell’udienza preliminare. Ieri il giro di boa, con il decreto che ha disposto il rinvio a giudizio per entrambi.
Fabio Marchetti, 51 anni, sindaco di Codroipo, dove vive, e la sua compagna Valentina Battiston, 44, di Udine, direttore generale dell’Asp Moro, dovranno difendersi dall’ipotesi di reato di concorso in calunnia davanti al giudice monocratico a partire dal 13 maggio. Data la «complessità della vicenda», il gup Emanuele Lazzàro ha ritenuto necessario il vaglio dibattimentale «per accertare la sussistenza degli elementi obiettivi e soggettivi del reato». La sede più idonea, anche secondo l’avvocato Maurizio Conti, che li assiste, per approfondire i numerosi argomenti con cui la difesa conta di smontare l’accusa e ribaltare, o meglio, ripristinare l’originaria ricostruzione dei fatti. Entrambi gli imputati, è bene ribadirlo, sono finiti sotto inchiesta in qualità di privati cittadini, a prescindere dalle cariche politiche e istituzionali rivestite.
Nel procedimento, Giony D’Angelo, titolare della “Opera immobiliare” di Udine cui la coppia si era rivolta, si è costituito parte civile con l’avvocato Lorenzo Reyes, che ha quantificato in 96.668 euro l’ammontare dei danni, patrimoniali e non, subiti. Stando alla sua denuncia, prima Marchetti, attraverso querela, e poi Battiston, in qualità di persona informata sui fatti, lo avevano incolpato falsamente al solo scopo di evitare tanto il pagamento delle provvigioni che avrebbero dovuto corrispondergli comunque, anche dopo la rinuncia all’operazione, quanto la perdita della caparra data alla proprietaria.
Ben diversa la versione che la coppia aveva reso ai carabinieri di Codroipo, a fronte del comportamento a loro dire poco trasparente tenuto da D’Angelo. A insospettirli, in particolare, era stata la sparizione dal contratto preliminare della clausola che Marchetti sosteneva di avere personalmente inserito a mano sul contratto preliminare, onde subordinare la proposta d’acquisto dell’immobile alla concessione del mutuo: a «eliminarla», avevano detto, era stato lui.
In tal modo dichiarando il falso, a parere del pm Luca Olivotto che ha formulato il capo d’imputazione e che, in precedenza, aveva chiesto l’archiviazione del procedimento a carico dell’agente immobiliare, dopo che la consulenza tecnica affidata a un’esperta in grafologia aveva confermato l’autenticità delle firme apposte da Marchetti sull’atto. «La solidità dell’impianto accusatorio – afferma l’avvocato di parte civile, Reyes – trae origine da ben due approfondite indagini: la prima ha dimostrato la falsità delle accuse mosse da Marchetti e Battiston, la seconda ha confermato invece le circostanze dedotte dall’agente in querela».
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