Impennata di assunzioni in agricoltura dopo l’abolizione definitiva dei voucher

Nel 2017 sono stati 1.200 gli occupati in più, con un aumento di oltre il 15% rispetto all’anno prima. Si tratta in gran parte di contratti a tempo determinato. In calo invece gli imprenditori e gli autonomi

UDINE. Crescono gli occupati in agricoltura. Di ben 2 mila unità negli ultimi 10 anni con un vero e proprio exploit nel 2017, dovuto all’abolizione dei voucher. Lievita così l’occupazione dipendente, ma solo quella a tempo determinato. L’istantanea è stata scattata dal ricercatore dell’Ires Alessandro Russo sulla base dei dati Inps: tra il 2008 e il 2017 gli operai agricoli sono cresciuti a doppia cifra, del 30%, passati da 6.500 a 8.500, con un un’accelerazione della tendenza nel 2017, anno che ha messo in cassaforte ben 1.200 occupati in più (+15,8%) rispetto al precedente.

Voucher addio

Russo riconduce la dinamica positiva all’abolizione dei buoni (dal 18 marzo 2017 con decreto legge numero 25/2017) e alla loro sostituzione con contratti a tempo determinato. Che crescono, al contrario invece del lavoro stabile. «In effetti – spiega Russo – il numero di operai agricoli a tempo indeterminato risulta in diminuzione nel tempo, passa da un numero medio di 2.200 nel 2008 a meno di 2.000 nel 2017 (-11,5%), con una modesta inversione di tendenza avvenuta solo nell’ultimo triennio. Nel confronto 2016-2017 appare invece in forte crescita la componente a tempo determinato. Nel mese di agosto 2017 in cui comincia la vendemmia e si registra il picco dell’occupazione a tempo determinato in agricoltura, si contavano ad esempio 2. 000 operai agricoli in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (da 7.500 a 9.500)». Più occupati dunque, ma con contratti a scadenza: 6.591 quelli a termine nel 2017, appena 1.959 quelli a tempo inteterminato.

Uomini vs donne

I maschi hanno la meglio. Almeno in agricoltura dove sono ancora la maggior parte. Le signore impiegate come operaie sono invece appena il 30% del totale, una minoranza come i lavoratori a tempo indeterminato, che rappresenta appena il 16,7%. Nel decennio considerato, la crescita dell’occupazione ha riguardato in misura maggiore la componente maschile, (+35,4%) rispetto a quella femminile (+20,6%). «I dati illustrati – spiega ancora il ricercatore – si riferiscono alla media delle rilevazioni dei dodici mesi; se si considerano tutti gli operai agricoli che hanno lavorato in Friuli Venezia Giulia nel corso del 2017, anche quelli impiegati per un breve periodo di tempo, il totale arriva a quasi 17.000 unità. Il numero di aziende regionali che occupano operai agricoli dipendenti è infine passato da 1.873 nell’anno 2008 a 2.139 nel 2017; anche in questo caso il 2017 ha fatto segnare un netto incremento».

Sempre meno autonomi

Vale a dire imprenditori agricoli che esercitano un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento di animali e alle attività connesse. In Fvg il loro numero è sensibilmente diminuito nell’ultimo decennio, passando da 9.721 autonomi agricoli nel 2008 a 8.705 nel 2017 (-10,5%). La causa va ricercata nel ridimensionamento del settore primario e nei processi di concentrazione che hanno portato in Fvg alla chiusura di molte piccole aziende a conduzione diretta. A pagarne il conto sono state in prevalenza le lavoratrici autonome donne (-20,5% contro il –4,1% dei maschi). Su 8.705 lavoratori autonomi rilevati nel 2017, i titolari delle aziende agricole sono 6.388, i restanti 2.317 sono collaboratori. In generale, sempre più vecchi: la classe degli over 60 comprende ormai più di 2.500 lavoratori autonomi su 8.700, con un incremento di circa 10 punti percentuali rispetto al 2008 (dal 19% al 29%).

Coloni e mezzadri

Appena tre in Friuli Venezia Giulia, sono quegli autonomi che svolgono l’attività agricola sulla base di rapporti di natura associativa, scaturenti da contratti di mezzadria, colonìa e soccida convertiti per legge (la 203 del 1982) in contratti d’affitto. Altre tipologie di lavoratori autonomi in agricoltura i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali. I primi sono proprietari, affittuari, usufruttuari, pastori e assegnatari di fondi, si dedicano alla coltivazione, all’allevamento e allo svolgimento di attività connesse. In Fvg la quasi totalità degli autonomi in agricoltura – 8.312 su 8.705 – rientra nella categoria dei coltivatori diretti. Sono invece residuali, pur aumentando del 50% in dieci anni, gli imprenditori agricolo professionali che dal 2008 al 2017 passano da 260 a 390. Sono coloro che, in possesso di conoscenze e competenze professionali, dedicano all’attività agricola di impresa, direttamente o in qualità di socio, almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo e ricavano dalle attività medesime almeno il 50% del proprio reddito globale da lavoro (25% per le aziende ubicate in zone svantaggiate di cui all’articolo 17 del Registro Ce numero 1257/99).

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