Imprese, debiti reali ma i soldi non arrivano
PORDENONE. Il d-day è arrivato ma di soldi nemmeno un euro. Il decreto del governo sui pagamenti della Pubblica amministrazione è atteso dalle imprese pordenonesi come da tante aziende italiane. Ma i giudizi sul provvedimento vanno da quelli cauti di Unindustria, a quelli ironici dell’Ance, alla contrarietà feroce di Confartigianato.
«E’ certamente un intervento che va nella direzione giusta, sia pure di proporzioni ancora modeste e troppo diluite nel tempo - dichiara infatti Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria -. Tra l’altro c’è il fondato dubbio che tra decreti attuativi ed altri aspetti procedurali, si creino i consueti impicci burocratici che potrebbero rendere il decreto di problematica attuazione. Per cui, come categoria economica, sarà nostro compito tenere alta la vigilanza sia per spingere il governo che verrà a mettere a disposizione tutti i fondi necessari, che sono ben superiori a quelli fino ad ora previsti, sia per garantire che non ci sia un appesantimento burocratico tale da rendere sia nei tempi che nelle modalità gli effetti del decreto non così efficaci».
«Telefonate da imprese che hanno già ottenuto i loro soldi? No, non ne ho ricevute - conferma il dubbio Walter Lorenzon, presidente provinciale dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori -. Attendo la chiamata dei nostri associati che mi confermano di aver ricevuto i soldi che vantano, e solo allora crederò nell’efficacia di questo decreto».
«Sì, abbiamo visto arrivare una marea di soldi...» è l’esordio ironico e amaro di Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pordenone. «Dalla lettura della prima stesura del decreto, non mi pare sia così favorevole. Il provvedimento - avanza - esclude infatti le imprese con meno di 20 dipendenti. Mi vien da dire che non ci siamo capiti! Il 98% delle imprese di questo Paese è al di sotto della soglia dei 20 dipendenti. Dobbiamo ricorrere ai disegnini per far capire il concetto? Mi chiedo: ma dove vivono questi? Abbiamo una classe politica che, ancora una volta, dimostra di essere totalmente avulsa dalla realtà. Se si voleva dare un colpo di grazia al sistema manifatturiero del Paese, hanno fatto azioni veramente “pregevoli” per riuscire nello scopo.
Se il decreto varato è lo stesso che abbiamo letto, si aggiunge al danno anche la beffa da parte di un governo che non è degno di questo Paese. Un governo - rincara Pascolo - che voleva dare una dimostrazione, in zona Cesarini, di fare qualcosa per le imprese. Direi che se voleva castigare gli italiani perché non lo hanno votato, ha fatto male i conti; se ha sbagliato il decreto in buona fede, è ancora più grave perché dimostra di non sapere nemmeno dove vive. Spero - conclude - che rapidamente il buon senso si impadronisca dei nostri parlamentari e si arrivi alla costituzione di un nuovo governo».
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