In arrivo bebè friulano con due mamme
UDINE. «Io sono incinta, ma è lei ad avere le caviglie gonfie, le voglie e la nausea». Sara Gerolin, con accanto la compagna Federica Savasta, racconta così l’esperienza della maternità di una coppia gay. Sono due giovani donne di 24 anni e hanno deciso di allargare la loro famiglia. Non potendo farlo in Italia si sono rivolte all’estero. Hanno chiesto un prestito di 8 mila euro.
E saranno madri fra circa tre mesi, diventando così la più giovane coppia omogenitoriale del Triveneto e una delle più precoci in Italia. Una storia che è stata raccontata l’altra sera a Udine nella corte di palazzo Morpurgo in occasione dell’incontro organizzato da Hompepage Festival in collaborazione con l’amministrazione comunale, l’associazione universitaria Iris, Arcigay Friuli e Arcilesbica Udine.
«E’ la prima volta che ne parliamo in pubblico», confida Sara, che spiega come il percorso non sia stato facile. «Non sapevamo nulla di come realizzare il nostro progetto - dice -. Abbiamo cercato di leggere libri e di informarci su internet». Fondamentale l’appoggio trovato in Famiglie Arcobaleno, l’associazione che promuove in Italia il dibattito sull’omogenitorialità. «Il loro aiuto è stato importante per capire come muoverci e a chi rivolgerci», spiegano le due ragazze.
In Italia, la legge 40 del 2004 non ammette la fecondazione eterologa (che avviene quando il seme oppure l'ovulo provengono da un soggetto esterno alla coppia, ndr). Ecco allora che per le due giovani l’unica strada percorribile portava all’estero.
«Prima abbiamo provato un’inseminazione semplice, con un donatore, in una clinica danese a Copenaghen», racconta Sara. Dopo due tentativi, si sono rivolte a un centro spagnolo. «Lì è stato più facile, anche perché avevamo meno difficoltà con la lingua. E siamo state fortunate: la fecondazione assistita in vitro dell’ovulo è andata bene», racconta Sara, tenendo una mano appoggiata al pancione.
Oltre alla fortuna, in questi casi, serve un investimento economico. «Abbiamo speso molto in viaggi e spostamenti. E per risparmiare sui costi dell’alloggio all’estero, alle volte siamo state costrette ad andare e rientrare in giornata», dice Federica. Che aggiunge: «Abbiamo anche dovuto richiedere un prestito da 8 mila euro che sicuramente rappresenta un impegno non da poco per due ragazze della nostra età». Per fortuna il lavoro a entrambe non manca: Sara è vice-responsabile di un supermercato nel Pordenonese, mentre Federica è impiegata in uno studio di Pordenone. Per caso, ha scoperto di lavorare nello stesso ufficio di Giacomo Deperu, presidente di Arcigay che, presente l’altra sera al convegno udinese, ha commentato: «Parlano della loro storia con una semplicità disarmante. E sono la più bella testimonianza che le persone che difendono i diritti delle coppie omosessuali non sono invasate o battagliere, ma vogliono solo vivere una vita normale, come tutti gli altri».
“La vita normale delle famiglie omogenitoriali” era proprio il tema dell’incontro promosso promosso da Homepage. Ma Sara e Federica sono consapevoli che dovranno battersi per fare passare questa normalità, affrontando ogni giorno le complicazioni pratiche che distinguono la loro famiglia da una tutelata e riconosciuta dalla legge. Senza dimenticare quelle che si presenteranno al loro piccolo quando sarà in età scolare e dovrà confrontarsi con i coetanei. «Cerchiamo di fare un passo alla volta - chiarisce Federica -. Per evitare problemi, ho già contattato l’ospedale dove avverrà il parto per ricevere rassicurazioni dal primario sul fatto che potrò assistere e fare visita alla mia compagna».
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