In Friuli decimati i Velo-ok: una colonnina su cinque nel mirino dei vandali

In cinque anni più di cinquanta casi di danneggiamento dei dissuasori arancioni. La nostra regione tra le più interessate al fenomeno. I produttori: «Inspiegabile»
 

 

Funzionano? No. O almeno non come rilevatori di velocità. Fanno paura agli automobilisti? Evidentemente sì, almeno a giudicare dall’impressionante sequenza di atti vandalici di cui sono bersaglio. In meno di cinque anni sono stati più di cinquanta i Velo-ok danneggiati in Friuli Venezia Giulia.

Un numero altissimo, che andrebbe persino rivisto al rialzo, considerato che moltissimi vandalismi non vengono denunciati, né registrati, quindi neppure annotati sul nostro quotidiano. Il dato, tuttavia, collima con quello fornito dalla NoiSicuri, l’azienda che fornisce i bussolotti arancioni alle amministrazioni comunali, e relativo agli interventi di riparazione richiesti alla casa madre.
 




Friuli, maglia nera per i vandalismi sui velo-ok

La ditta, peraltro, conferma un altro aspetto interessante: il Friuli è tra le realtà italiane dove maggiormente i vandali appaiono scatenati contro i dissuasori in pvc: il 22 per cento dei Velo-ok installati tra le province di Udine e Pordenone sono stati oggetto di non richieste attenzioni da parte dei balordi. E non è escluso che, almeno in alcuni frangenti, a entrare in azione sia stato un vandalo seriale o addirittura una banda.

 

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«La predisposizione del Friuli, che conosciamo come territorio di grande civiltà, per questo genere di fatti, lascia stupiti e amareggiati», spiega Paolo Goglio, direttore della ditta che produce e distribuisce i velobox nell’ambito di un progetto sulla sicurezza stradale sposato da più di settecento Comuni in tutta Italia e da 43 amministrazioni municipali del Friuli Venezia Giulia.

Quarantatrè colonnine arancioni danneggiate o sradicate

Qualche numero: dall’archivio digitale del nostro giornale emergono 43 casi di danneggiamenti alle colonnine arancioni: la cronologia dei vandalismi documentati e di cui ci siamo occupati negli ultimi cinque anni è riportata nel grafico in alto, accanto alla mappa. Alcuni casi sono passati sotto silenzio, soprattutto perché all’inizio dell’epopea dei Velo-ok dei bidoni arancioni si sapeva poco o nulla.

Alla NoiSicuri srl risultano complessivamente 46 interventi, «ma anche qui il dato potrebbe essere parziale, considerando che spesso le amministrazioni comunali non si rivolgono direttamente a noi per la manutenzione straordinaria, incaricando delle riparazioni e del ripristino altre aziende», riflette Goglio.
 


Giova ricordare che i Velo-ok non sono in grado di rilevare la velocità. Almeno non nella loro configurazione-base, quella con cui abbiamo ormai familiarizzato: la colonnina arancione piazzata a margine della carreggiata altro non è che un bidone in plastica con adesivi e due occhielli trasparenti, sormontata da una luce a led lampeggiante attivata da un piccolo pannello solare.

I normali autovelox - i dispositivi elettronici in grado di rilevare la velocità media da punto a punto - non entrano fisicamente nella colonnina, che infatti viene fornita completa di una “proboscide” in plastica, installata manualmente dagli agenti della Polizia locale nelle giornate di controllo.
 



L'effetto placebo dei dissuasori

In sostanza - e va rimarcato come la ditta fornitrice ribadisca senza troppi problemi questo aspetto, senza tentare di trarre in inganno amministrazioni acquirenti e utenti della strada - i Velo-ok funzionano come dissuasori nel 95 per cento dei casi e come contenitori per i rilevatori veri e propri nel resto delle occasioni. Nonostante questo, le colonnine fanno intimoriscono gli utenti delle arterie friulane.

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L’ultimo comune dove i dispositivi sono stati installati è Visco: dopo il posizionamento del velobox sulla statale 252, le infrazioni totali sono calate del 91 per cento e la velocità media si è abbassata di oltre un terzo (-36 per cento), secondo i test effettuati dai tecnici del Comune assieme agli esperti della ditta che fornisce gli apparecchi.
 



È l’effetto placebo, insomma. Che è sufficiente a far alzare il piede a migliaia di automobilisti friulani e a far perdere la trebisonda a decine di imbrattatori, che evidentemente vedono la tremenda colonnina arancione come il fumo negli occhi, incarnazione del potere costituito e, soprattutto, ostacolo alle scorribande con il volante tra le mani. Non è così, chiaramente. E anche se così fosse, evidentemente gli atti di becero vandalismo sarebbero tutt’altro che giustificati. Ma tant’è.

Da Sacile a Porpetto: tutta la regione "ostaggio" dei vandali di velo-ok

La sequenza di devastazioni perpetrate ai danni dei dispositivi stradali costituisce un vero e proprio campionario di assurdità. A partire dal primo caso assurto agli onori delle cronache, nell’aprile di cinque anni fa, quando qualcuno si divertì a imbrattare le tre colonnine appena installate a Sacile, firmando una delle sortite con la V di vendetta, chiaro riferimento al gruppo Anonymous.
 

 

 

I primi atti vandalici sono concentrati in provincia di Pordenone, perché è proprio in riva al Noncello che i primi box vengono posizionati: a Chions e ancora a Sacile i vandali scoprono lo spray e spruzzano il contenuto delle bombolette sugli occhielli in plastica trasparente che dovrebbero servire ad alloggiare la fotocamera capace di immortalare gli automobilisti con il piede pesante.

 

 

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All’inizio del 2015, probabilmente utilizzando gli avanzi pirotecnici della notte di San Silvestro, i buontemponi hanno fatto saltare in aria con un petardo una colonnina a Meduno. Nella stessa località, sette mesi dopo, un Velo-ok è stato letteralmente sradicato dalla guida in cemento e buttato in un campo. Gli imbrattamenti non si contano, così come innumerevoli sono i casi di bidoni ribaltati.
 

Uno degli episodi più assurdi a Porpetto, sulla provinciale 80, lo scorso maggio: i soliti ignoti hanno buttato giù a spallate (e a testimoniarlo c’è un video) una colonnina, sradicando gli altri due installati lungo l’arteria della Bassa friulana. Il 2018, che deve ancora concludersi, è già da considerare l’anno dei record per i vandalismi: sedici episodi nel giro di appena otto mesi, con la strabiliante media di due al mese. 

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