In Friuli la benzina super sfiora i 2 euro al litro: torna il pieno oltreconfine
Non va meglio negli impianti stradali urbani più lontani dal confine: a Gemona, Pordenone, Latisana e Pozzuolo, per esempio, Ip propone il litro di senza piombo a cifre che oscillano tra l’1,939 e l’1,956 euro. Secondo Codacons i rincari medi per i carburanti dall’inizio dell’anno sono stati nell’ordine del 7-8 per cento: «Circa sei centesimi al litro» , traduce il presidente della Figisc della provincia di Udine, Bruno Bearzi.
Ritocchi all’insù che spingono tanti automobilisti friulani a spostarsi per il rifornimento in Slovenia e Austria, dove per un litro di benzina ssp sono sufficienti poco più di un euro e trenta centesimi.
Se non fosse per il contributo regionale (21 centesimi per la benzina e 14 per il gasolio nelle aree confinarie, 14 per la benzina e 9 per il gasolio nel resto del Fvg) la gara con i Paesi d’oltrevalico non esisterebbe neppure. Perché in Slovenia (dove i prezzi alla pompa sono regimentati e uguali in tutta la nazione) bastano 1,279 euro per acquistare un litro di diesel e poco più, 1,349 euro per la benzina senza piombo.
In Austria il prezzo è ancora più basso, compreso tra i 1,156 e i 1,274 euro (gasolio) e tra i 1,201 e i 1,334 euro (benzina ssp). Calcolatrice alla mano, i conti sono presto fatti. In base ai prezzi rilevati il 25 aprile - calcolando un rifornimento di 50 litri tanto per la super, quanto per il diesel - per fare un pieno con il massimo di sconto al “servito” ad esempio di Tarvisio ci vogliono 78,40 euro per le auto a benzina e 77,40 per quelle a gasolio; in Austria, a Villach bastano rispettivamente 60,05 e 57,80 euro, mentre a Kranjska Gora il costo è compreso tra 67,45 e 63,95 euro.
Così, in Friuli pochi reggono la concorrenza: nella tabella nella pagina a fianco proponiamo un confronto tra alcuni dei distributori più economici e più cari delle province di Udine e Pordenone, dei due comuni capoluogo, di Tarvisio e di Gorizia, «territorio quest’ultimo che rischia più di altri nel caso in cui la Commissione europea vincesse il braccio di ferro con la Regione per il regime di contributi», spiega Bearzi.
Che l’Isontino soffra in maniera drammatica la concorrenza slovena è confermato anche dai dati che snocciola Manuel Rizzi, rappresentante regionale della Federazione autonoma italiana benzinai (Faib): «Nel 2018 abbiamo perso in provincia circa 300 mila litri di venduto e soltanto nei primi tre mesi di quest’anno il calo è stato di 150 mila euro.
Serve – l’appello di Rizzi – una strategia forte che può nascere solo da un’intesa tra i sindacati di categoria». Il modello da seguire, secondo la Faib, «è quello dell’Alto Adige, che propone un contributo forte a sostegno degli automobilisti locali».
Il perché dei rincari
Non è determinata tanto dal prezzo del greggio l’impennata dei costi, quanto «dal cosiddetto indice di Platts», spiega ancora il rappresentante della Figisc. Un’agenzia specializzata, con sede a Londra, definisce il valore, in dollari americani, a cui una tonnellata di benzina o di gasolio può essere venduta dalle raffinerie.
Da questo, sostanzialmente, dipendono i prezzi praticati alla pompa. Appare poi inevitabile la correlazione tra l’aumento delle tariffe e le tensioni in Libia, «proprio come accadde nel 2011», ricorda Rizzi».
Il settore annaspa
Con regole d’ingaggio così stringenti, i gestori degli impianti di rifornimento si trovano a vivere una fase storica delicatissima, scandita da licenziamenti e chiusure in serie. Il settore impiega complessivamente 1.500 addetti in regione, che animano le circa 450 stazioni di servizio sparpagliate in Fvg.
Numeri che calano costantemente, anche per lo striminzito margine su cui possono contare i gestori: 5 centesimi lordi al litro per il servito e 3 centesimi per il fai-da-te, per un guadagno medio a pieno che non supera i 2,5 euro lordi.
A questi si aggiungono i diktat delle compagnie petrolifere, che orientano i prezzi raccomandati (l’ultimo aumento, non casuale, la scorsa settimana, a ridosso delle festività pasquali e dei ponti) e non intervengono da tempo in maniera pesante sulle marginalità da riconoscere ai titolari delle pompe di benzina.
In questo quadro c’è spazio anche per i player inediti, pure nella nostra regione: è il caso di Conad, che a Martignacco Conad «pratica prezzi fuori mercato, che si può permettere perché ha la possibilità di acquistare il carburante dal mercato libero», indica Bearzi.
Resta sullo sfondo la questione delle accise, che “pesano” fino al 67 per cento sul prezzo finale e che non accennano a essere tagliate dai governi. Neppure da quello gialloverde, che ha come co-pilota il leghista Salvini, che del taglio dei balzelli sui carburanti aveva fatto uno degli architravi della sua campagna elettorale per le ultime politiche. —
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