In Friuli si moltiplicano i Velo-Ok, oltre 150 totem arancioni che fanno paura
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Un sindaco lo ammette: «Non facciamo controlli da diversi mesi, i totem assolvono alla loro funzione già così, senza il controllo sistematico». Benvenuti in Friuli, terra delle strade punteggiate dai bidoni arancioni. Ma sì, avete presente? Sono quelle colonnine dal colore sgargiante che dovrebbero servire a controllare la velocità, custodendo gli autovelox. Solo in provincia di Udine ce ne sono una settantina, installate nei centri abitati di quattordici comuni. Un poker di amministrazioni municipali si doterà entro breve dei dispositivi. Venti chili di plastica, diametro di 45 centimetri, ancorati al terreno con placche metalliche che consentono una facile rimozione e che riducono la resistenza in caso di incidente.
Dentro sono vuote, nel 99 per cento dei casi: lo dichiara la società che produce il dispositivo, l’umbra Globex srl, nelle brochure distribuite per promuovere il ritrovato. «Sono illegali», «Devono essere dotati di velox sempre», o ancora «Costano troppo», sono i rilievi più frequenti accostati al Velo Ok, nome commerciale dell’aggeggio. «Tutto falso – scuote la testa Paolo Goglio, direttore della società che si occupa di diffondere lo strumento –. I controlli sono pochi perché il Velo Ok innesca un meccanismo psicologico che funziona perfettamente: vedo il bidone arancione, non so se c’è il velox e, intanto che ci penso, rallento. In media le velocità rilevate calano di 30 chilometri orari nei tratti in cui il dispositivo è installato».
Prima e dopo i velo-ok
A spulciare i dati della ditta che commercializza il ritrovato, le spesso innocue colonnine fanno paura agli automobilisti friulani. Un esempio? Eccolo: a Remanzacco i bidoni arancioni li hanno piazzati lungo la statale 54. Polizia locale e azienda fornitrice hanno monitorato il traffico prima e dopo l’installazione dei totem, nel novembre e poi nel dicembre dello scorso anno. Risultato: prima di piazzare i dispositivi viaggiavano entro i limiti il 14,1 per cento degli automobilisti; dopo, l’85,4 per cento.
La velocità media rilevata è passata dai 60,85 chilometri orari (con punte oltre i 90 all’ora del pre-Velo Ok ai 41,72 del dopo. Insomma: nel dubbio, l’utente della strada alza il piede.
Quei controlli rari
Il sindaco dell’hinterland che si è lasciato andare alla confidenza è forse un caso isolato. Negli altri paesi i controlli vengono effettuati, ma raramente: “armare” con il rilevatore di velocità i totem di plastica costa soprattutto in termini di risorse umane. Il numero di vigili urbani è quello che è. E, sopratutto nei paesi, gli agenti sono costretti a svolgere compiti che spesso esulano dal controllo del territorio. I Velo Ok, così, assolvono il loro compito anche in autonomia: l’unico vincolo è quello di una circolare ministeriale, che impone che almeno saltuariamente le colonnine arancioni accolgano i sistemi autovelox. Della questione si sono occupati parecchi Consigli comunali sparsi per tutto lo Stivale, coinvolgendo anche le Iene, che al Velo Ok hanno dedicato ormai tre anni fa più d’un servizio: «Ci hanno danneggiato nell’immediato, poi è stato un boomerang: demolite le loro accuse, abbiamo addirittura incrementato le vendite», sottolinea Goglio.
Al Friuli spetta anche un record singolare. È la regione in cui i Velo Ok sono stati presi di mira dai vandali più volte. "Effettivamente è curioso che questo accanimento", commenta Goglio.
A Mereto di Tomba i soliti ignoti hanno annerito con uno spray nero l'occhiello destinato alla fotocamere del velox, forse credendo che il Velo Ok fosse "armato". Danneggiate anche le colonnine a Meduno, Montereale Valcellina, Maniago, Sacile e Fagagna, solo per citare alcuni dei comuni colpiti dai raid.
Il costo
Può una colonnina di polietilene di venti chili, “addobbata” con una decina di adesivi costare tra i mille e i 1.300 euro? Anche qui, determine alla mano, facciamo qualche esempio: il Comune di Reana del Rojale ha acquistato cinque dispositivi (uno mobile e cinque fissi), versando nelle casse della Globex 6.500 euro. Cinquecento euro in meno li ha tirati fuori l’amministrazione comunale di Moimacco, ultima arrivata nella scuderia: ne ha installati sei, spendendo 6 mila euro.
Tanto, poco? «Il totem di per sé costa naturalmente meno. Ma il Comune che ci contatta sceglie di aderire a un progetto di sicurezza stradale che prevede di sviluppare nei cittadini la cultura della norma, attraverso processi anche educativi, rivolti pure a bambini, ragazzi e anziani – si giustifica il direttore di Noi Sicuri srl –. Inoltre, organizziamo specifici corsi di formazione destinati ad amministratori, agenti delle Polizie locali e insegnati delle scuole».
Il "caso" Mereto: nove autovelox, 2600 abitanti
«I residenti di alcune aree ci hanno addirittura chiesto di installarne di più, a tutela delle strade in cui vivono. Il sistema funziona, al di là delle sanzioni». Massimo Moretuzzo è sindaco di Mereto di Tomba. Ci ha messo poco per piazzare nel suo comune sei Velo Ok, che presidiano in particolare le provinciali 60, 10 e 52, con un occhio di riguardo per le frazioni di Plasencis e Pantianicco. «Quanto li abbiamo pagati? Mille e 600 euro l’uno», risponde sicuro Moretuzzo. Tanti, pochi? «In una sessione di controlli rientriamo ampiamente della spesa per l’acquisto di un dispositivo», taglia corto il primo cittadino di Mereto. Che, assieme a Remanzacco, è uno dei comuni più “arancioni” del Friuli.
Tant’è che a breve saranno installati altri tre dispositivi, «due nel capoluogo e uno nella frazione di San Marco», annuncia Moretuzzo. «Cercavamo soluzioni per contenere la velocità in particolare lungo le provinciali che tagliano il nostro paese – spiega –. Il comune è attraversato da un traffico fatto soprattutto da pendolari: il sistema dei totem è efficace dal punto di vista della continuità territoriale, costa poco in manutenzioni, è sicuro e permette di assolvere in toto all’obiettivo finale, che è quello della riduzione della velocità media nel centro abitato».
Mereto rappresenta in qualche maniera un caso paradigmatico. I Velo Ok sono stati installati nel dicembre di due anni fa. Nel 2016 le contravvenzioni totali sono state 255, con 64 ore di controlli su strada da parte delle pattuglie della Polizia locale; quest’anno, finora, sono state 38 le ore di monitoraggio con il rilevatore di velocità, con 157 multe staccate.
Paolo Polo, comandante della Polizia locale di Basiliano e Mereto, affronta l’argomento con disinvoltura. «D’estate, in concomitanza con i flussi che da nord passano per il paese per raggiungere le mete balneari, implementiamo i controlli – spiega il comandante –. Non ci sono restrizioni: una direttiva emanata a luglio dal ministro Minniti conferma la regolarità delle multe elevate con i velomatic montati all’interno dei box arancioni». Che, in sostanza, possono rimanere vuoti per la maggior parte del tempo, ma devono essere “armati” di tanto in tanto.
Come funzionano?
Materialmente, la parte superiore della colonnina viene smontata e sostituita con un corpo in plastica dotato di un’appendice che funge da alloggiamento per il dispositivo di rilevamento della velocità, un parallelepipedo che ospita le due fotocellule capaci di indicare all’operatore l’eventuale superamento dei limiti. All’interno del bussolotto viene posizionata la fotocamera che immortala la targa del mezzo in transito, trasmettendola in tempo reale a un computer portatile, che automaticamente immagazzina i dati sulle velocità di passaggio dei mezzi. «Non c’è l’obbligo di contestazione immediata – riprende Polo –, perché l’attività di rilevazione è debitamente segnalata da cartellonistica fissa. La multa viene inviata a casa a chi commette l’infrazione».
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