In Fvg la curva del contagio non rallenta, il picco rimane lontano: i più colpiti fra i 19 e i 50 anni

UDINE. Continuano a salire in Friuli Venezia Giulia tutte le curve della pandemia. Si può cercare qualche segnale per essere ottimisti, dato che la crescita non è più esponenziale, ma se si vuole immaginare il momento in cui si raggiungerà il picco allora bisogna guardare avanti.

Non siamo vicini al momento tanto atteso da tutti. «I dati sono chiari, il picco non c’è ancora e dovremo attendere almeno una decina di giorni prima di vedere una frenata delle curve – spiega il professor Vincenzo Della Mea, insegnante di Informatica medica del dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche dell’università di Udine – . Il ministro Speranza ha parlato del 27 novembre, ma poi ogni territorio reagisce in maniera differente.

Comunque è ragionevole immaginare che i primi consistenti effetti del provvedimento che ci ha visti entrare nella zona arancione si vedranno appunto non prima di dieci-quindici giorni».

Anche lunedì 16 novembre sono stati infatti alti i numeri riguardanti la percentuale di positivi su tamponi, che è stata pari al 13,37 per cento. Guardando questo dato (uno dei più significativi) nell’arco di un periodo più lungo, come fa il professor Della Mea in uno dei suoi grafici, ci si rende conto che la media degli ultimi dieci giorni è comunque costantemente in crescita: lunedì questa media ha toccato il 9,87%: è la più alta da questa estate a oggi. La curva, come si diceva, sta ancora salendo.

«È comunque confortante il dato che riguarda le terapie intensive della nostra regione – fa notare Della Mea – che stanno reggendo all’urto. I ricoverati sono 47 mentre nella prima fase, ad aprile, avevamo toccato quota 60. La tenuta del sistema sanitario è fondamentale.

Questa condizione delle terapie intensive è favorita dal fatto che anche negli altri reparti si sta sostenendo un carico di lavoro notevole, con 407 pazienti ricoverati».

La sanità regionale si è infatti sforzata non solo di attrezzare più posti nelle terapie intensive rispetto alla prima fase, ma anche di rinforzare gli altri reparti che possono così contribuire alla gestione dei pazienti colpiti dal virus.
E per capire meglio chi si sta ammalando in Friuli Venezia Giulia sono utili i dati elaborati proprio lunedì dall’assessorato alla Salute, guidato dal vicegovernatore Riccardo Riccardi.

I pazienti sono stati suddivisi in classi di età ed è emerso questo quadro: tra i 456 nuovi contagiati di ieri, 32 (ossia il 7,02%) appartengono alla fascia di età compresa fra 0 e 18 anni; 190 (il 41,67%) hanno fra i 19 e i 50 anni; 116 (25,44%) fra i 51 e i 70 anni; 118 (25,88%) hanno più di 70 anni.

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Salta subito all’occhio come proprio la fascia di popolazione che si muove di più e che ha più relazioni sia ovviamente quella che ha più probabilità di contrarre il virus: si tratta di quei due gruppi di persone che sono stati compresi fra i 19 e i 70 anni.

Assieme corrispondono al 67% circa dei nuovi contagiati di lunedì. E questo è un dato che – sempre secondo le rilevazioni dell’assessorato regionale alla Salute – si sta ripetendo puntualmente da molti giorni in Fvg. Si può anche immaginare come proprio in queste fasce di età sia più complicato ricostruire con precisione i movimenti della giornata e fornire a chi si occupa di tracciamento dati puntuali su chi si è frequentato.

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Difficile poter dire con chi si stava viaggiando su un mezzo pubblico, chi si è incontrato in una giornata di lavoro essendo stati a contatto magari con molti clienti o comunque con soggetti non conosciuti, difficile poter dire chi si aveva vicino in un locale pubblico o in un negozio.

I numeri dell’assessorato dicono anche che tra i bambini e i ragazzi più giovani il virus circola con meno facilità. E conferma che sono molti gli over 70 positivi al coronavirus.

Un’ultima e purtroppo ormai consueta riflessione sulle persone ammalate più gravemente e che non riescono a vincere la lotta contro il Covid: anche ieri i morti sono stati tanti nella nostra regione, diciotto. E gli esperti spiegano che questi numeri seguono un andamento diverso rispetto alla curva dei contagi, essendo “in ritardo” di circa due settimane.

Dunque anche quando arriveremo finalmente al picco dei contagi e il numero dei malati comincerà a calare, dovremo attenderci altri quindici giorni circa prima che pure il numero delle persone decedute cominci a diminuire. —

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