In Fvg operative venti Unità speciali per seguire i pazienti Covid a domicilio

UDINE. La prima a lanciare l’allarme era stata la Corte dei Conti che aveva “bacchettato” le Regioni sulla insufficiente attivazione delle Usca: meno del 50%. Tra le inadempienti, segnalato anche il Friuli Venezia Giulia con all’attivo 7 Unità speciali di continuità assistenziali, le Usca, contro 24.
I numeri
«Intanto il dato non è corretto. In regione - fa il punto l’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi - ne abbiamo attivate 20: 9 all’interno della Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, per la provincia di Udine, 5 nel Friuli occidentale e 6 nell’area giuliano-isontina. Sulla base del criterio di 1 Usca ogni 50 mila abitanti, ne mancherebbero 4».
In realtà il Fvg punta ad andare oltre: «Fosse per me - aggiunge Riccardi - le Usca dovrebbero diventare uno strumento strutturale dell’organizzazione sanitaria. Insieme alla telemedicina. Le persone si devono muovere meno possibile e le cure devono essere garantire nel punto più vicino al cittadino partendo dai servizi domiciliari». In ogni caso non resteranno 20.
«Stiamo valutando, anche alla luce dell’esperienza di questi mesi, quale debba essere il numero ottimale delle Unità. È chiaro - puntualizza Riccardi - che ogni regione ha peculiarità territoriali diverse.
Il Fvg è una piccola regione con una disomogenea densità abitativa. Il criterio di una Usca ogni 50 mila abitanti, secondo noi, non è adeguato perché lascerebbe sguarnito buona parte del territorio montano che non raggiunge la soglia del numero di residenti ma si estende su un’area molto vasta.
Per cui - conclude Riccardi - le Usca, alla fine, potrebbero anche essere di più di quelle previste. Imprescindibile, però, è procedere con le assunzioni di medici e infermieri per le quali che, com’è noto, non è sufficiente la sola volontà».
Da dove nascono
Le Usca compaiono per la prima volta nel Decreto legge 14 del 9 marzo 2020 e dovevano essere attivate entro 10 giorni da quella data.
Che cosa fanno
Le Usca devono essere istituite presso una sede di continuità assistenziale già esistente nel numero di una ogni 50.000 abitanti. Ma questo non è un criterio imperativo. Come ha chiarito l’assessore. Non tutte le Regioni sono uguali e le diversità territoriali possono suggerire una articolazione diversa.
Il loro compito è quello della gestione domiciliare (che comprende anche il consulto telefonico, il video consulto, le visite domiciliari) dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. In sostanza le Usca dovrebbero essere le “sentinelle” sul territorio per monitorare i pazienti colpiti dal coronavirus che hanno sviluppato la malatia.
Personale
Dice il decreto che l’Unità speciale «dev’essere costituita da un numero di medici pari a quelli già presenti nella sede di continuità assistenziale prescelta. Possono far parte dell’unità speciale: i medici titolari o supplenti di continuità assistenziale; i medici che frequentano il corso di formazione specifica in medicina generale; in via residuale, i laureati in medicina e chirurgia abilitati e iscritti all'ordine di competenza». In Fvg le Usca hanno tutte un medico, un infermiere e possono contare sulla disponibilità dell’infettivologo, se serve, e dell’internista.
Operatività
L’Usca dev’essere attiva sette giorni su sette, dalle 8 alle 20. Ad attivare l’Usca dev’essere il medico di medicina generale qualora ravvisi la necessità che il proprio paziente Covid abbia la necessità di essere seguito e che le sue condizioni non richiedano il ricovero. Seguire in maniera adeguata i pazienti Covid a domicilio è una delle modalità per alleggerire la pressione sugli ospedali. —
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