In Fvg volano le assunzioni: +40%, ma il lavoro resta precario. E continua la “grande fuga”
L’8% dei rapporti contrattuali che si sono chiusi aveva una durata fino a 3 giorni. Le dimissioni sono il motivo del 76,5% dei tempi indeterminati cessati
UDINE. Marco ha un sogno: un lavoro stabile, decentemente retribuito, un appartamento in cui andare a vivere da solo o con la compagna, o il compagno, qualche viaggio, l’abbonamento all’Udinese... Parliamo di Marco ma potrebbe essere anche Luisa o Giovanni, il nome non importa.
La realtà è che a lungo quei progetti sono destinati a restare sogni. Perché è vero che le assunzioni, in Friuli Venezia Giulia, crescono, come ben certifica l’Ires, ma il 40% sono a termine, il 23,8% avvengono con contratti di somministrazione e solo il 17,5% è a tempo indeterminato.
Tra gli altri fenomeni che l’approfondimento dell’Ires Fvg mette in evidenza, è la “fuga” dal lavoro, quel fenomeno chiamato “le grandi dimissioni”, che prosegue anche in regione alla ricerca - probabilmente - di una qualità migliore del lavoro.
I dati
«Nel primo trimestre del 2022, in base ai dati forniti dall’Inps, il numero di assunzioni in Fvg nel settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) è aumentato di oltre il 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: da 26.700 a 37.800, circa 11.100 unità in più» spiega il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo, che ha rielaborato dati Inps.
In incremento tutte le principali tipologie contrattuali, anche se il balzo più marcato lo hanno fatto i rapporti stagionali, che sono triplicati rispetto al primo trimestre 2021 (da 792 a 2.342, +195,7%). «Una dinamica - sottolinea Russo - che conferma la fase positiva del settore turistico».
La parte del leone la fanno i contratti a temine, 14.795 i nuovi rapporti di lavoro nel periodo, +30,6% rispetto allo stesso trimestre del ’21, e valgono il 39,1% del totale avvii.
La somministrazione sale del +32,9% a oltre 9 mila assunzioni, il 23,8% del totale.
E balza anche il contratto a tempo indeterminato che segna +48,9%, ma passando da 4.400 contratti dello scorso anno ai 6 mila 600 del primo trimestre ’22, e rappresenta il 17,5% del totale. Oltre 1.800 i contratti di apprendistato, +40,9%.
Dimissioni
Il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo, anche se non per tutte le tipologie contrattuali: nel caso del tempo indeterminato, infatti, sono più numerose le uscite che gli ingressi.
Le interruzioni del rapporto di lavoro sono aumentate «nel periodo di oltre il 50% - rileva Alessandro Russo - e se nel 2014 le dimissioni davano conto di poco meno della metà dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, dal 2021 l’incidenza supera il 75%, e nel primo trimestre di quest’anno ha raggiunto il 76,5%». Le grandi dimissioni, appunto.
Più che precari
C’è poi un altro dato che bene fotografa la volatilità del mercato del lavoro anche in regione, ed è quello che proviene dalla rilevazione sulla durata effettiva - in giorni - dei rapporti di lavoro cessati nell’anno. Bene, il 4,7% delle cessazioni del ’21 riguardava rapporti di lavoro della durata di un giorno (tipici del mondo dello spettacolo, spiega Russo, tanto che nel Lazio valgono oltre il 36%) e il 3,3% rapporti di lavoro da 2 a 3 giorni. E, ancora, il 14,5% da 4 a 30 giorni, il 18,4% da 31 a 90 giorni, nel 35,2% dei casi da 3 mesi a un anno, e infine il 24% oltre l’anno.
Numeri che spingono a riflettere sulla qualità del lavoro. Dopodiché - ma è un’opinione - andrebbe rivista la definizione di “occupato” data dall’Istat: colui che nella settimana a cui si riferisce la rilevazione ha svolto almeno un’ora di lavoro retribuita o ha lavorato almeno per un’ora presso la ditta di un familiare senza essere retribuito.
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