In laguna con motori più potenti: 7 pescatori condannati e 5 assolti
MARANO. Per migliorare la resa della pesca “a strascico” delle vongole veraci nelle acque interne della laguna di Marano, avrebbero dovuto montare sulle loro “batele” motori più potenti rispetto a quelli che già possedevano. Ma la normativa in materia di licenze di navigazione e di pesca, sul punto, non ammetteva deroghe.
E così, per aggirarla, molti pescatori si erano arrangiati alla maniera loro, dotandosi di propulsori nuovi, ma presentando all’Ufficio locale marittimo falsi certificati di origine dei motori installati sulle loro barche. Spacciandoli, cioè, come identici a quelli già in uso e garantendosi in tal modo il rilascio di una licenza che altrimenti non avrebbero potuto ottenere.
Questo avevano scoperto i carabinieri del Noe di Udine e della stazione di San Giorgio di Nogaro, durante una serie di controlli effettuati nel 2008, e questa era stata la contestazione formulata dal pm Matteo Tripani al termine delle indagini nei confronti di 31 di loro.
Il processo che ne era seguito, e che vedeva tutti gli imputati accusati dell’ipotesi di reato di induzione in errore del pubblico funzionario (del ministero dlle Risorse agricole e della Marina mercantile italiana) mediante presentazione dei falsi certificati, aveva preso strade diverse a seconda delle richieste avanzate dalle difese.
Per chi aveva scelto il rito abbreviato, il verdetto era arrivato il 15 novembre 2013, mentre per tutti gli altri il procedimento si è concluso ieri. Il bilancio, interamente frutto delle decisioni assunte dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Roberto Pecile, chiude con 7 condanne, 5 assoluzioni e 18 dichiarazioni di non doversi procedere per intervenuta prescrizione, visto che gli episodi risalgono a un periodo compreso tra il 2006 e il 2008.
Tre degli imputati sono deceduti in corso di dibattimento e due si sono invece aggiunti “in corsa”, in accoglimento alla richiesta di riunione al processo presentata dal loro legale, dopo l’opposizione al decreto penale di condanna dal quale erano stati raggiunti per fatti analoghi.
In prima battuta, condanne alla pena di 4 mesi di reclusione (sospese con la condizionale e comunque appellate) erano state inflitte a Silverio Dal Forno, 61 anni, Devid Regeni, 44, Amedeo Corso, 73, Giovanni Zulian, 71, Stefano Damonte, 37, e Luigi Dal Forno, 51.
L’unico assolto, con la formula «perchè il fatto non sussite», era stato Moreno Rossetto, 40 anni. Estinti per prescrizione, invece, i reati ascritti ad Alan Brochetta, 54 anni, Gianni Tempo, 37, Francesco Regeni, 54, Alessio Corso, 48, Alessandro Faccio, 61, e Sandro Brocheta, 59. Con il dispositivo di ieri, sono stati inflitti 5 mesi di reclusione (sospesi con la condizionale) a Nico Cimigotto, 50 anni, e sono stati assolti Giovanni Battista Deperini, 78, Romeo Marani, 85, e Pietro Dal Forno, con la formula «perchè il fatto non sussiste», e Bruno Dal Forno, 72, «perchè il fatto non costituisce reato».
Dichiarazione di non doversi procedere, per prescrizione, per tutti gli altri: Arnaldo Zentilin, 52 anni, Gianni Salgarella, 45, Yvan Filippo, 44, Flavio Zulian, 64, Federico Raddi, 67, e Bruno Formentini. Analoga decisione era stata pronunciata già, sempre per intervenuta estinzione del reato, nei confronti di Aligi Regeni, 51, Luigi Valentino Zanetti, 87, Eusebio Cimigotto, 55, Glauco Dal Forno, 41, Stefano Marani, 66, e Rino Brochetta, 76.
Il collegio difensivo era formato dagli avvocati Fabio Russiani (che assisteva la maggior parte degli imputati), Massimo Balestra e Severino Lodolo, Roberto Mete, Giulio Di Bacco, Francesco Bertoli e Fabrizia Mozzato.
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