In pensione la badessa “veggente”

SACILE. Guida di una folla di gente tormentata dalle crisi della vita e pendolare da Sacile, Pordenone, Udine o altrove al monastero di clausura a San Giacomo di Veglia, suor Maria Rosaria Saccol ha dato le dimissioni da madre badessa. Venerata come un profeta antico di speranza e saggezza, suor Saccol – originaria di Moriago – si è dimessa dopo oltre 50 anni di missione.
Un carisma speciale, quello della monaca che nella sua “officina” della fede ha sedotto gli scettici e gli allergici alla religione. «È una veggente con doti speciali – ha fatto eco a tante testimonianze sacilesi Aurelia Pichilli –. Tanta gente è stata in fila, nel parlatorio del monastero dei Santi Gervasio e Protasio a San Giacomo di Veglia, per dialogare con suor Maria Rosaria e trovare orientamento e coraggio nelle difficoltà della vita. È stata una fonte costante di consigli spirituali anche per i sacerdoti esorcisti di tutta Italia».
Madre Maria Rosaria ha lasciato la guida del monastero della diocesi di Vittorio Veneto alla consorella priora Mariapaola Dal Zotto. L’abate generale Mauro Giuseppe Lepori ha consultato la comunità e poi siglato il passaggio nel monastero dei Santi Gervasio e Protasio: è uno degli ultimi quattro rimasti nella mappa nazionale dell’ordine cistercense.
«Suor Maria Rosaria ha fama di santità per i doni di veggenza e saggezza – hanno detto un paio di insegnanti di religione liventini –. Nel monastero ci sono una trentina di monache di clausura e le ultime vocazioni sono quelle provenienti anche dall’estero. Per esempio quella di suora Maria Bernardetta Kabondi, africana, e quella di suor Aline, brasiliana e laureata».
Le vocazioni alla clausura soffrono di un calo verticale: Sacile negli anni Ottanta del vecchio secolo ne ha donato una e poi basta. Sono sei i monasteri costretti a chiudere in Italia negli ultimi decenni e San Giacomo, invece, è tra quelli più frequentati.
«La forza della comunità di San Giacomo è stata quella del magnetismo spirituale di suor Maria Rosaria: nel Veneto bianco e anche per i friulani – ha raccontato Pichilli –. Suor Maria Rosaria è molto ricercata per i consigli spirituali e di vita: è riuscita a ridare la speranza a tante persone in difficoltà, compresi i non credenti».
L’opera di carità svolta nel chiostro, che distribuisce ai poveri tutto quanto riceve, è stata la bussola evangelica della madre badessa: battagliera nel difendere il brolo del monastero dalla cementificazione, capace di sfondare la grata per affermare la forza della preghiera, umile e diretta. «Una grande donna emancipata e conservatrice insieme – dicono a Vittorio Veneto –. Ha messo al servizio della gente gli straordinari talenti con il messaggio della tenerezza e della compassione.
La badessa è nata nel 1929, a Moriago della Battaglia e ha fatto la professione il 5 maggio 1951”. In un mondo a parte, il sorriso delle monache è quello di letizia perfetta dietro alle grate (le chiamano “gelosie”). «Noi preghiamo per voi», dicono. Un altro dono speciale.
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