«In pericolo le relazioni sociali e familiari»

Filcams Cgil: impossibile programmare una vita privata con questi turni a 13 euro lordi l’ora

«Epifania al lavoro per le commesse? Siamo contrari per principio e chiediamo la regolamentazione del settore».

Daniela Duz, sindacalista della Filcams-Cgil, non fa sconti, in vista della Befana, sulle vetrine aperte nel Pordenonese. «In realtà il problema è spalmato su tutto l’anno – ha tagliato corto -. Nello specifico, è la condizione di lavoro del settore, che è una nuova forma di schiavitù del terzo millennio».

Allo sportello sindacale reclamano la negoziazione delle agende di lavoro. «A parte il fatto che tanta gente non ha soldi da spendere nello shopping domenicale, in questi anni di crisi durissima – ha proseguito Duz -, le aperture festive si stanno rivelando un flop nel fatturato. I costi sono, alla fine, scaricati sui lavoratori».

La liberalizzazione del commercio va avanti con il braccio di ferro sindacato-aziende. «Una festività lavorativa vale 13 euro – hanno spiegato il valore reale della vertenza i sindacalisti Filcams Cgil di fronte ai centri commerciali aperti anche il primo maggio (come il Bennet di Sacile) e nelle “notti bianche” di novembre (davanti all’Emisfero) -. Paga lorda, non ne vale la pena». La guerra al carrello pieno, nelle festività, cozza contro due problemi: il silenzio di tanti lavoratori che temono il contraccolpo del licenziamento e la legge “liberal” che alza le saracinesche senza limiti. «Sensibilizziamo la gente sui disagi dei lavoratori costretti a faticare anche nelle feste comandate — ha esortato Duz —. Non vogliamo passare per quelli che remano contro il progresso, ma chiediamo regole e rispetto. La famiglia, la cultura nel tempo libero, le relazioni sociali sono meglio del centro commerciale».

«A tante commesse saltano le relazioni familiari e sociali: è un far west che non muove nemmeno più di tanto l’economia – ha aggiunto, con Daniela Duz e Susanna Pellegrini di Filcams, il numero uno di Uil-Tucs Mauro Agricola -. Non crea nuovi posti di lavoro, ma deprezza il lavoro». Orari spezzati, flessibili, non sono conciliabili con gli impegni: è penalizzato il 75% del settore, specie le donne lavoratrici che hanno famiglia. (c.b.)

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