In tremila per dire addio all’imprenditore Maschio
MORSANO. Oltre tre mila persone hanno partecipato ai funerali di Egidio Maschio nella sua azienda di via Tiepolo, a Campodarsego, in provincia di Padova. Due i pullman partiti ieri da Morsano: a bordo, i dipendenti dello stabilimento Maschio Gaspardo di via Mussons.
Nell’immenso capannone, da una parte dell’altare i muletti, puliti e allineati. Dall’altra, corone di fiori, impossibile contarle, arrivate da ogni parte del mondo, dalla Russia al Venezuela. Sulla bara, al centro, rose rosse e una foto dei nipotini.
Davanti, su un cavalletto appena defilato, un suo ritratto a mosaico, con quella faccia che è come un logo, la stessa che compare sullo schermo gigante sopra il motto dell’azienda Maschio Gaspardo: “Insieme si vince”.
Familiari e sindaci, operai e forze dell’ordine, il presidente della Regione Zaia e tanti sindaci, imprenditori piccoli e grandi, compaesani, amici, conoscenti. In tremila, accomunati dalla commozione per «un grande uomo prima ancora che un grande industriale», hanno dato l’ultimo saluto a Maschio nell’immenso capannone del paese veneto.
Un funerale kolossal, con un imponente servizio d’ordine, uno schermo gigante per la proiezione della cerimonia, un coro, musicisti, l’inno d’Italia e quello dell’azienda, e addirittura palloncini a salutare l’uscita del feretro dopo oltre due ore di cerimonia, a tratti straziante.
Come quando i nipotini di Egidio Maschio hanno letto il loro saluto al nonno. O come quando il dipendente aziendale Paolo Del Mastro ha salutato l’imprenditore con un “Ciao capo” e con una lettera aperta a nome di tutte le maestranze.
Toccante l’omelia di monsignor Liberio Andreatta, che ha sottolineato la solitudine dell’uomo in un momento di difficoltà, e poi ha tracciato un profilo di Egidio, «persona generosa, sempre disponibile».
Così lo hanno ricordato anche il sindaco di Campodarsego, Mirko Patron, e, commosso, il parroco don Leo: «Egidio ci ha lasciato un pezzo del suo cuore, pieno di generosità. E ora noi quel cuore dobbiamo metterlo in campo».
Un applauso trasforma l’omelia in un invito, un messaggio da conservare. In silenzio. «Perché di fronte a tragedie di questo tipo, sempre più frequenti, l’atteggiamento più consono è quello del silenzio. Ogni parola in più è un insulto alla vita».
L’industriale veneto è mancato all’alba di giovedì. A 73 anni e una vita dedicata al lavoro, l’apprensione per il futuro della sua azienda l’ha vinto, spingendolo a togliersi la vita con un colpo di fucile. L’ha fatto nel suo ufficio di Campodarsego, senza far presagire nulla.
Il fondatore della Maschio Gaspardo spa, un colosso internazionale nella produzione delle macchine agricole con duemila dipendenti, non ha retto all’incertezza per il futuro della sua creatura e se n’è andato così, chiuso nel suo ufficio, lontano dagli occhi di tutti, ma ancora e sempre vicino ai suoi operai, ignari di quello che stava accadendo poco distante.
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