In via Mantica addio alla storica edicola
La serranda va giù e appare la scritta “affittasi”. Chiude, senza far troppo rumore, l’edicola di via Mantica 26. Non aprirà più. Se ne va così un pezzo di storia del quartiere, non lontano dalla parrocchia del Redentore. «Qui si vendevano i giornali già durante la seconda guerra mondiale», dice Alessandro Vittorio. L’architetto, proprietario delle mura, ricorda bene i giornalai che si sono succeduti. «A fine anni ’40 c’era Giovanni Mestroni, poi sua figlia e dopo, per quasi vent’anni, Luigino Cavallo». Da settembre 2011 a oggi, la licenza è in mano a Marco Muzzolini che, spinto dal padre Orazio e dalla sorella Giulia, ha cercato di mantenere in vita uno dei luoghi storici del borgo. Non è andata per il verso giusto. «L’affitto, il calo delle vendite dovuto alla crisi, lo stress per un lavoro che ti impegna sette giorni su sette: ormai tenere aperto era diventato insostenibile», dice Marco. Sua sorella Giulia, commercialista, fa parlare i numeri: «Se qualche anno fa si spendevano anche 300 euro a famiglia per riviste e quotidiani oggi a malapena si arriva a 60». Una crisi, dice Giulia, resa più profonda dall’avvento di Internet. «Pure nel mio ufficio ormai ci si tiene aggiornati e informati solo via web».
Anche Sandro Vittorio ne è convinto: «Non ci sono possibilità che si riapra l’edicola. I tempi sono proprio cambiati». Ma quello dei giornali, per qualcuno, potrebbe diventare un problema. «Il giornalaio veniva qui ogni giorno a portarci le nostre copie a domicilio», dice Emanuela dietro il banco del bar Mantica. «Adesso me li prendo da sola prima di aprire». Poi si sfoga: «Vede, stanno facendo di tutto per far chiudere i commercianti». L’occhio guarda fuori, verso la via senza posteggi. «Pochi parcheggi e solo a pagamento anche per noi che lavoriamo qui». Sborsano quasi 180 euro di ticket al mese.
Una questione scottante, come ben noto, quella della viabilità in via Mantica. E fanno fronte comune i commercianti e i residenti della zona. «È una follia - denuncia la fiorista Chiara -. Abbiamo una strada a senso unico con a lato una striscia di pista ciclabile che a un certo punto si interrompe per ricominciare dopo una cinquantina di metri dal lato opposto». Questo, unito a una carreggiata che a tratti si restringe, aumenta il rischio di incidenti. Basta stare due minuti in strada per capire. «I guai sono cominciati un anno e mezzo fa, quando hanno deciso di fare questa benedetta ciclabile», dice Maria Rosa Volpe, titolare della copisteria al civico 24. «E se i clienti provano a parcheggiare sul marciapiede sono subito multati». Unica voce contro quella di Leo, giovane di origini turche che gestisce il bar Little Box davanti all’Università: «Fosse per me, farei tutta la via pedonale».
Davide Lessi
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