Inaugurato il nuovo ospedale di Pordenone, ma le polemiche offuscano il debutto

Lo spazio era atteso da dieci anni, ma le tensioni politiche hanno avuto la meglio. Il centrodestra lo avrebbe voluto in Comina

Edoardo Anese
L’area del Cup del nuovo ospedale di Pordenone e, a destra, il taglio del nastro petrussi
L’area del Cup del nuovo ospedale di Pordenone e, a destra, il taglio del nastro petrussi

«Sarò onesto. Avrei preferito trovarmi in Comina». Il vicesindaco reggente di Pordenone Alberto Parigi getta benzina sul fuoco e alimenta la polemica sul nuovo ospedale. Dopo la lettera aperta del ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, che ha disertato l’inaugurazione di ieri definendo il Santa Maria degli Angeli «il più grande errore delle politica pordenonese», continua il braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. Lunedì 16 dicembre il nuovo ospedale si è trasformato in un ring di scontri politici, dove ognuno ha voluto dire la sua e far prevalere le proprie idee.

 

Nonostante l’inaugurazione del presidio rappresenti per tutti un risultato storico per il Friuli Occidentale, ciò non è bastato per mettere da parte le tensioni che ruotano attorno all’ospedale, la cui storia è complicata e controversa. Il taglio del nastro, inoltre, pare aver gettato le basi per l’avvio della campagna elettorale a Pordenone, che ad aprile voterà il successore dell’ex sindaco Alessandro Ciriani. In un contesto in cui le polemiche hanno fatto da protagoniste, ci si è completamente dimenticati dei veri attori della giornata, dei medici e degli infermieri. Alla cerimonia erano presenti il direttore generale dell’Asfo Giuseppe Tonutti, il presidente della regione Massimiliano Fedriga, l’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi. Assieme a loro anche l’onorevole Debora Serracchiani (Pd). Al termine dell’inaugurazione hanno voluto dire la loro anche i vari esponenti della politica presenti al taglio del nastro.

Poca lungimiranza

Ad alimentare la polemica è partito il vicesindaco Parigi, definendo le scelte prese in passato poco lungimiranti. «Sarò onesto – ha dichiarato –. Oggi avrei preferito trovarmi in Comina. Lì avremmo tagliato il nastro per il nuovo ospedale di Pordenone. Oggi, invece, inauguriamo una ristrutturazione. Ci tengo a ribadire che, tra l’aumento dei prezzi e le ulteriori risorse stanziate, i costi raggiunti sono gli stessi che avrebbe comportato la realizzazione dell’ospedale in Comina».

Per Parigi non resta che guardare al futuro e affrontare le partite ancora aperte, tra cui la nuova viabilità di via Montereale, la riqualificazione dei vecchi padiglioni e dei dodici ettari della caserma Mittica. «Per quanto riguarda la viabilità ci troviamo nella fase degli espropri – ha spiegato – che dovrebbe terminare verso febbraio. Rispondendo ad alcune critiche, ci tengo a precisare che non è nostra intenzione intestarci l’opera. Lo avremmo fatto se fosse stata realizzata in Comina».

Un’opera con troppi padri

L’assessore Riccardi è stato chiaro. «Credo che dovremmo cercare di spegnere le polemiche – ha detto –. Oggi affidiamo ai pordenonesi una struttura moderna, che poteva essere più completa se collocata altrove. Ci siamo trovati davanti a questo progetto nella sua terza fase, dopo che era già passato sotto la giunta Tondo e Serracchiani. Nonostante tutte le complessità del caso, dalla pandemia all’aumento dei prezzi, siamo riusciti a portarlo a termine».

Altra questione affrontata da Riccardi è la gestione dell’area interna dell’ospedale, che impone ulteriori investimenti, per la quale Regione ha già messo a disposizione le risorse. «Concludo sottolineando che in questo paese siamo abituati a buttare via troppo spesso le cose fatte da chi c’era prima – ha precisato –. È accaduto anche in questa vicenda, tuttavia, noi non abbiamo avuto la presunzione di farlo. Come si evince questo ospedale ha tanti padri che non sono nemmeno lontani parenti; come avrebbe detto il presidente Biasutti, non sono nemmeno i cugini del Milite ignoto».

Scelte sbagliate

Per il governatore Fedriga, nonostante alcune scelte sbagliate, la provincia di Pordenone potrà contare su una struttura innovativa e all’avanguardia. «Abbiamo aggiunto molte risorse per riempire una struttura che rischiava di rimanere vuota – ha dichiarato –. In accordo col sindaco Ciriani abbiamo destinato decine di milioni di euro per la viabilità. Il nostro obiettivo è di far funzionare al meglio questa struttura che, voglio ricordare, è fortemente centrata sulla digitalizzazione e possiede la capacità di dare risposte ai bisogni di salute degli utenti». Ricordando i 3,5 miliardi di euro destinati alla sanità previsti nella legge di Stabilità appena licenziata, l’obiettivo della Regione è sviluppare un comparto che punti all’innovazione delle strutture e alla specializzazione del sistema professionale».

Troppi rischi

L’onorevole Serracchiani (Pd), tra i protagonisti della storia del nuovo ospedale, ha voluto fare chiarezza. Dopo la nomina a presidente della regione, nel 2013, aveva deciso assieme alla giunta di rinunciare alla realizzazione del presidio in Comina e spostarlo nel sito storico di via Montereale. «Con grande soddisfazione abbiamo consegnato il nuovo ospedale alla destra Tagliamento – ha dichiarato –. Dispiace, tuttavia, che ci siano state polemiche proprio nel giorno dell’inaugurazione».

Chiarendo le scelte prese in passato, Serracchiani ha spiegato che al momento dell’insediamento in regione, «avevamo trovato solo una bozza preliminare del progetto, oltre al fatto che i comitati avevano raccolto migliaia di firme contro». L’opera in Comina si poteva realizzare solo attraverso un progetto di finanza che, «dopo averlo studiato e approfondito ci era stato fortemente sconsigliato». «Inoltre – ha aggiunto – osservando anche l’esperienza negativa di altre realtà decidemmo di mettere da parte quell’idea e spostare l’opera sul sito attuale di via Montereale». Infine, l’attacco al ministro Ciriani. «Credo che abbia commesso un errore – ha concluso –. È sbagliato lanciare un messaggio di sfiducia verso l’ospedale». 

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