Incendio nella notte distrutto lo stabilimento della Tessitura carnica

In fumo anche gli storici telai, l’ammontare dei danni supera il milione di euro La Procura dispone il sequestro dell’edificio, non si esclude l’origine dolosa



/ villa santina

I bagliori delle fiamme si sono stagliati sullo stabilimento della Carnica arte tessile di Villa Santina poco dopo la mezzanotte di martedì. Lingue di fuoco che in poche ore hanno divorato una dozzina di storici telai, il prezioso tovagliame, ricercati asciugamani, copriletti e centinaia di articoli di biancheria per la casa realizzati con disegni operati jacquard e a pannello, devastando la sede in cui l’azienda, fondata nel 1964, si è trasferita negli anni ’70.

l’allarme

Ad accorgersi che le storiche Tessiture carniche stavano andando a fuoco è stata una pattuglia dei carabinieri, impegnata lungo la statale 52 Carnica in una ricognizione notturna. Erano la 23.35, una manciata di minuti più tardi, il vicecomandante della stazione di Villa Santina Giampiero Iorio attraversava via Nazionale per raggiungere lo stabilimento: l’incendio era ormai fuori controllo nell’area riservata alle vendite e nel magazzino, dove l’ampia quantità di tessuti di cotone stava alimentando le fiamme. Il fuoco, stando ai primi accertamenti, è partito nella sezione anteriore dell’edificio, fra l’area commerciale e quella amministrativa, e si è propagato al resto dello stabile, facendo crollare i controsoffritti, devastando impianti e apparecchiature. Imponente il dispiegamento di uomini e mezzi messo in campo dal comando provinciale dei vigili del fuoco che, sul posto, ha radunato sette squadre con una trentina di uomini giunti da Tolmezzo, Udine e dai distaccamenti di Rigolato e Cercivento.

le ipotesi

Per i vigili del fuoco, mobilitati in forze, è stata una notte di duro lavoro, seguita da verifiche tecniche e attività di polizia giudiziaria – proseguite fino al pomeriggio di ieri – e interventi di smassamento. Ci sono volute ore per spegnere le fiamme, e poi, quando all’alba il rogo è stato domato, le opere di smassamento sono state interrotte per consentire ai tecnici del Nucleo investigativo antincendi di avviare accertamenti destinati ad appurare le cause del rogo. Le indagini sono in corso e non si esclude l’ipotesi dolosa, anche se non sono emersi segni di forzatura alle porte, né, al momento, sono state trovate taniche o inneschi.

i danni

Secondo una prima stima, i danni superano il milione di euro: oltre allo stabilimento, gravemente danneggiato – che i carabinieri hanno posto sotto sequestro su disposizione della Procura di Udine – sono andate in fumo le attrezzature, il campionario e un patrimonio immateriale che rappresenta una pagina importante dell’artigianato tessile friulano. Ma sarà necessario completare le verifiche statiche per definire il quadro strutturale dell’edificio e formulare una valutazione accurata. «Malgrado i danni siano ingenti – spiega il caposquadra Amadio Pittoni – la fusione dei cupolini in metacrilato per l’illuminazione presenti sulla copertura dell’edificio ha permesso al calore e al fumo di fuoriuscire all’esterno e limitato le temperature all’interno del fabbricato. La parte strutturale, comunque – avverte il caposquadra –, dovrà essere controllata per verificare i problemi statici».

la testimonianza

«Mi hanno svegliato verso l’una meno dieci, era il mio vicino che mi diceva di correre alle Tessiture perché il capannone era in fiamme». Bepi Tonon, assieme ai periti dell’assicurazione, percorre in lungo e in largo quei 1.700 metri quadrati di superficie che riassumono l’attività di famiglia e guarda sconsolato i locali anneriti del capannone che per anni è stato meta di acquirenti giunti da tutta Italia e dall’estero, di turisti e scolaresche che visitavano il centro espositivo, i telai storici e i preziosi tessuti prodotti con metodi artigianali. «Mi sono precipitato – racconta Tonon –, ma quando sono arrivato, le fiamme avevano già provocato parecchi danni; i vigili del fuoco e i carabinieri erano in azione, sono stati molto solerti».

i dipendenti

Alle prime ore del giorno, uno dopo l’altro, i dipendenti delle Tessiture hanno raggiunto il civico 14 di via Nazionale e si sono radunati sul piazzale, mentre l’attività dei vigili del fuoco proseguiva ininterrottamente. Nei loro sguardi un’esistenza legata a quello stabilimento dove la produzione, a suo tempo avviata da Tomasina Da Ponte all’interno della vecchia falegnameria di Invillino nel 1964, fu trasferita a partire dal 1970, per proseguire ininterrottamente. «Abbiamo attraversato il terremoto, la tempesta e l’epidemia da Covid-19 e nulla ci ha mai fermato, ma questo è un duro colpo» ammette il titolare. Il rimando va al lockdown che non ha bloccato l’attività delle Tessiture. «Nemmeno l’emergenza sanitaria ci è riuscita – ammette Tonon che ai suoi cinque addetti non ha voluto far fare neanche un giorno di cassa integrazione –: ci siamo riconvertiti e abbiamo cominciato a fabbricare mascherine con le quali abbiamo rifornito la Protezione civile e il Comune, portando avanti la produzione a prezzo di costo con l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro e di dare un contributo alla comunità».

voglia di ripartire

I dipendenti hanno seguito l’intervento dei vigili del fuoco con gli occhi gonfi di pianto. Martedì hanno lavorato regolarmente, il titolare è rimasto in sede fino alle 19 poi ha chiuso tutto ed è andato a casa. Ormai siamo rimasti in pochi – osserva Tonon –, la nostra è diventata una piccola tessitura, ma siamo come una grande famiglia – racconta Tonon – piena di valori che sono stati minacciati da questo incendio ma che cercheremo di conservare integri dentro di noi per farli rinascere al più presto e metterli a disposizione della comunità, visto che hanno un valore storico e simbolico per il territorio. La clientela viene da tutta Italia ma anche dall’estero, da quando la produzione fu avviata da mia madre con i telai a mano, il nostro principale obiettivo è stato quello di portare avanti la tradizione locale attraverso un prodotto di nicchia che, nel tempo, ha mantenuto alti standard qualitativi. L’obiettivo ora è quello di rimetterci in piedi e di riprendere l’attività prima possibile».

il sindaco

Numerosi compaesani si sono riuniti sul piazzale delle Tessiture, fra loro il sindaco Domenico Giatti e il vicesindaco Stefano Mecchia, preoccupati per le sorti di un’attività che rappresenta un fiore all’occhiello per la Carnia. Hanno seguito le operazioni di smassamento elogiando l’opera dei vigili del fuoco e dei carabinieri, intervenuti tempestivamente. —

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