Inchiesta alla Faber, cadute le accuse al cda

Due anni di indagini, scandite da audizioni e perquisizioni che hanno spazzato via il consiglio di amministrazione della Faber industrie, l’azienda friulana leader mondiale nella produzione di bombole per gas compressi ad alta pressione. La vicenda giudiziaria che ha coinvolto i componenti dell’ex cda – accusato di falso in bilancio, ostacolo al controllo e infedeltà patrimoniale – si è chiusa con l’archiviazione disposta dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Barnaba Faleschini.
Tutto partì nell’ottobre 2016 da una denuncia presentata da Giovanni Toffolutti, figlio del fondatore Renzo Toffolutti, e tutti i cinque componenti del consiglio di amministrazione in carica finirono nel registro degli indagati. Non essendo emersi nelle indagini preliminari elementi idonei a sostenere l’accusa, il 19 novembre la richiesta di archiviazione firmata dal procuratore Antonio De Nicolo, da Viviana Del Tedesco e Paola De Franceschi, titolari del fascicolo, è stata presentata al gip che ha disposto l’archiviazione del procedimento e la restituzione degli atti al pm.
L’indagine travolse il vecchio consiglio di amministrazione (composto da Gian Luigi Cola, Giovanni Fachin, Lucio Lussu, Paolo Simonato e Massimo Toffolutti), sostituito da un altro che fu sfiduciato dopo tre mesi da una nuova maggioranza. L’elezione del terzo cda subentrato a dicembre 2017 (composto da Stefano Dolcetta, Giorgio Visentini, Luca Trabattoni e Alessandro Musaio) segnò l’inizio di una serie di vertenze giudiziarie che coinvolsero a vario titolo alcuni soci della società e che ad oggi non hanno trovato una definizione. Soci che rappresentano meno del 50 per cento del capitale contestano le modalità con le quali si sono insediati i nuovi organi direttivi della Faber spa e della holding Fafin srl e l’ adeguatezza dei nuovi dirigenti.
Fu Renzo Toffolutti all’inizio degli anni Settanta a fondare l’azienda e a condurla con grande successo fino a quando non si ammalò. La leadership della Faber, consolidata nel settore dei serbatoi per le auto a metano, negli ultimi anni si è affermata anche nell’impiego dei gas tecnici e dell’idrogeno, che rappresenta una delle nuove opzioni per la mobilità futura. Negli anni dello sviluppo dei veicoli a metano, anche grazie agli incentivi governativi, il fatturato arrivò a superare i 150 milioni di euro con più di 500 addetti. Ora il suo fatturato è inferiore ai 100 milioni e dà lavoro a circa 400 dipendenti. La Faber rappresenta una realtà importante nel panorama economico del Cividalese anche in virtù del fatto che non ha mai dovuto attingere alla cassa integrazione, anche nei momenti di sensibile calo della domanda di veicoli a metano a seguito del crollo del prezzo del petrolio di alcuni anni fa.
La leadership tecnologica ha da decenni consentito alla Faber di competere in tutto il mondo e di essere al centro di grandi tematiche industriali ed energetiche. Ciò ha già destato l’interesse di importanti investitori stranieri, operazioni che potrebbero essere scoraggiate da un eventuale conflitto fra i soci. —
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