Inchiesta bis sulle mense: perquisizioni alla Sodexo e nove dipendenti indagati
La Procura ipotizza la frode nelle pubbliche forniture in asili e scuole d’infanzia. Contestata la mancata corrispondenza tra il capitolato e i pasti serviti ai bimbi
UDINE. Pochi alimenti biologici, più scatolette di tonno che pesce fresco e sempre la stessa frutta e la stessa verdura, spesso neppure di stagione: anche nei piatti dei bambini iscritti in diversi asili nido e scuole dell’infanzia sparsi tra le province di Udine, Pordenone e Gorizia, il servizio di ristorazione avrebbe tradito le aspettative, servendo menù assai diversi da quelli concordati nei contratti di volta in volta sottoscritti dai Comuni di riferimento.
A ipotizzarlo è la Procura di Udine, che dopo aver chiuso nei giorni scorsi le indagini preliminari sulla gestione delle mense scolastiche che, nel luglio dell’anno scorso, avevano portato all’arresto del fondatore e di tre direttori d’area della “Ep spa” di Napoli, ha tolto il velo da un secondo filone d’indagine, procedendo con una serie di perquisizioni nelle sedi della “Sodexo Italia spa” di Milano, la società cui era stato affidato, appunto, l’appalto di somministrazione dei pasti negli asili.
Nove, al momento, le persone cui i carabinieri del Nas di Udine, che conducono le indagini sotto il coordinamento del pm Elisa Calligaris, hanno notificato ieri mattina i decreti di perquisizione e il contestuale avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di inadempimento e frode nelle pubbliche forniture, aggravata dal fatto che si tratta di sostanze alimentari.
A quanto appreso, sono tutti dipendenti della società residenti tra il Friuli e la provincia di Padova, dove peraltro ha sede una filiale di Sodexo, coinvolti in quanto responsabili dei contratti finiti nel mirino degli inquirenti.
Nessuna figura di vertice figura quindi sul registro degli indagati, né gli accertamenti hanno interessato persone estranee alla multinazionale, come invece accaduto un anno fa, quando l’inchiesta attinse tra gli altri anche l’allora assessore all’Istruzione del Comune di Udine, Elisa Battaglia, dimessasi proprio a seguito della vicenda giudiziaria.
I contratti sui quali i carabinieri hanno raccolto quanta più documentazione utile ai fini investigativi sono quelli che Sodexo aveva concluso con i Comuni di Udine, Tavagnacco, Tricesimo, San Giorgio di Nogaro e Lignano, oltre che con Maniago, in provincia di Pordenone, e Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia. Il periodo in esame parte dal 2019 e arriva fino ai giorni nostri.
Non è un caso, forse, che un recente accordo tra la società e Palazzo d’Aronco avesse fissato proprio nella giornata di ieri la scadenza del contratto: un’interruzione decisa consensualmente, con un mese d’anticipo sulla scadenza e su richiesta della stessa ditta, «per la difficoltà nel rispettare il capitolato d’appalto e l’offerta tecnica migliorativa», aveva riferito appena una settimana fa l’assessore all’Istruzione, Elisabetta Marioni.
«L’attività investigativa, attraverso le numerose ispezioni effettuate nelle mense delle scuole e l’analisi dei documenti di gara e delle forniture delle derrate alimentari e attrezzature – si legge nella nota diffusa dal comandante del Nas, maggiore Fabio Gentilini – ha consentito a oggi di raccogliere elementi indicativi di una continua e pressoché generalizzata violazione delle clausole di appalto relative ad aspetti essenziali dei servizi affidati alla società multinazionale».
Proprio come, del resto, avevano più volte evidenziato sia la tecnologa alimentare, Daniela Piussi, sia la Commissione mense dei genitori di Udine, che con un lavoro di quotidiano e puntuale controllo nelle scuole avevano contribuito non poco alla genesi e poi anche allo sviluppo dell’attività investigativa.
«Nell’ottantina di report che abbiamo redatto sul caso – spiega Elena Mondini, presidente della Commissione –, abbiamo rilevato il mancato rispetto del capitolato in diverse occasioni: in termini di grammature, ossia di quantità, e anche di varietà, specie per la frutta e la verdura.
A non corrispondere con quanto previsto, inoltre, era spesso la scelta degli alimenti: il pesce confezionato, per esempio, invece di comparire a tavola una volta al mese veniva somministrato anche tre volte a settimana».
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