Inchiesta sul ballottaggio di Udine: il centrodestra vuole il dibattito in Consiglio

Depositata la richiesta di una seduta straordinaria d’Aula. Nel mirino c’è il patto stretto tra De Toni e Marchiol

Mattia Pertoldi
Il sindaco di Udione De Toni con l'assessore Marchiol
Il sindaco di Udione De Toni con l'assessore Marchiol

Il centrodestra riporta al centro dello scontro politico l’accordo elettorale siglato – prima del ballottaggio e senza apparentamento – tra l’attuale sindaco Alberto Felice De Toni e le liste a sostegno di Ivano Marchiol, allora candidato alla carica di primo cittadino ma non classificatosi al secondo turno, che prevedeva l’ingresso in giunta, in caso di vittoria, di esponenti delle liste a supporto del fondatore di Spazio Udine.

Ingresso poi effettivamente avvenuto, una volta sconfitto Pietro Fontanini, con la nomina nell’esecutivo comunale dello stesso Marchiol e di Chiara Dazzan.

Quell’accordo, come noto, ha prodotto un esposto in Procura con successiva iscrizione nel registro degli indagati, per l’ipotesi di reato di corruzione elettorale, proprio di De Toni e Marchiol.

Se l’inchiesta giudiziaria farà il suo corso, come logico e giusto che sia, l’opposizione a palazzo D’Aronco ha tuttavia deciso di rilanciare il dibattito, sul piano strettamente politico depositando, infatti, la richiesta di convocazione di un Consiglio comunale straordinario per discutere, appunto, del tema.

Le firme in calce alla richiesta presentata alla presidente dell’Aula, Rita Nassimbeni, sono quelle del forzista Giovanni Barillari, dei meloniani Gianni Croatto, Giovanni Govetto, Antonio Pittoni e Luca Vidoni, dei leghisti Andrea Cunta, Maurizio Franz, e Francesca Laudicina, di Giulia Manzan (lista Fontanini) e dei due esponenti di Identità Civica Loris Michelini e Michele Zanolla.

Non ci sono, invece, né le sottoscrizioni di Pietro Fontanini né di Raffaella Palmisciano, quest’ultima esponente della civica dell’ex sindaco e che non aveva nemmeno sostenuto l’idea dell’esposto in Procura.

Niente da fare nemmeno per Stefano Salmè, ma questa firma è una mancanza del tutto ovvia considerato come il leader di Io Amo Udine fosse stato anch’egli oggetto di analogo esposto del centrodestra, dopo la nomina della moglie Daniela Perissutti, decisa da De Toni, nel Cda di Arriva Udine.

Sia come sia, lo Statuto di palazzo D’Aronco richiede le firme di almeno un quinto degli eletti in Consiglio per la convocazione straordinaria «entro il ventesimo giorno della richiesta formale».

Servivano otto sottoscrizioni, pertanto, con il centrodestra che ne ha raccolte dodici, quindi abbondantemente sufficienti.

Ma quali sono le richieste dell’opposizione, o almeno di buona parte di essa? I consiglieri, entrando nel dettaglio, vogliono «una dichiarazione ufficiale da parte del sindaco e dell’assessore coinvolti riguardo alla situazione in corso e la loro posizione rispetto all'indagine», ma pure la valutazione sul «possibile impatto sulla gestione amministrativa del Comune a causa della situazione attuale, con particolare riferimento alla continuità e all’efficacia dell’azione amministrativa».

Ancora, quindi, il centrodestra chiede di sapere quali possono essere le «eventuali azioni future che l’amministrazione intende intraprendere per garantire che la situazione non pregiudichi l’integrità e la reputazione dell’ente locale» e anche «la garanzia di massima trasparenza e di comunicazione tempestiva alle forze politiche e alla cittadinanza riguardo gli sviluppi della vicenda» nonchè si punta sulla «costituzione di una “Commissione Speciale” ex artiolo 15 del regolamento del Consiglio comunale di approfondimento di quanto accaduto con la partecipazione alla stessa di persone con particolari competenze».

L’attacco politico, in estrema sintesi, è arrivato. La palla, adesso, passa alla maggioranza.

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