Inchiesta sulla raccolta rifiuti Net: «Nessuna frode sull’appalto»

Il Tribunale di Udine ha accolto la richiesta di archiviazione del procedimento presentata dalla Procura

Elisa Michellut

Il “casa per casa”, il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, era stato accompagnato da polemiche e perplessità, come ogni provvedimento capace di mutare abitudini consolidate negli anni.

E la Procura aveva acceso i riflettori sul primo appalto che la Net Spa aveva affidato alla Onofaro Antonino, azienda messinese che gestiva per conto della società friulana la raccolta delle immondizie.

Il caso era esploso nella primavera del 2024 e in questi giorni, tirate le somme sull’attività investigativa svolta dalla Guardia di finanza, si è dissolto nel decreto di archiviazione emesso dal gip.

Il fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Claudia Danelon aveva ipotizzato il reato di frode nelle pubbliche forniture, sulla base della presunta modifica del contenuto del servizio appaltato all’impresa aggiudicataria Onofaro prima che lo stesso avesse inizio.

Nel registro degli indagati erano così finiti il presidente dell’epoca di Net, Alessandro Cucchini, l’allora direttore generale, Massimo Fuccaro, il direttore dei servizi operativi Marco Botosso, il responsabile unico del procedimento di gara, Giampiero Zanchetta, e, appunto, Claudio e Attilio Onofaro.

Gli avvisi di garanzia erano stati notificati agli interessati dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, cui la magistratura aveva delegato le indagini.

A quel punto, presa visione del contenuto del fascicolo a fine indagini, le difese avevano depositato le rispettive memorie. Argomentazioni riprese poi in sede di archiviazione sia dal pubblico ministero sia dal gip.

La vicenda si è chiusa escludendo qualunque rilievo penale in relazione in capo agli indagati all’appalto per la raccolta dei rifiuti, sia in sede di gara sia in sede di esecuzione dell’appalto. Il decreto porta la firma del giudice Matteo Carlisi.

«Il provvedimento di archiviazione, in accoglimento delle argomentazioni spese nella memoria difensiva – spiega l’avvocato Stefano Buonocore, difensore di Fuccaro –, ha sancito che nessun reato è stato commesso in relazione all’appalto per la raccolta dei rifiuti.

Soddisfatto, anche se particolarmente provato dalla vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto, Alessandro Cuccchini. «Io, come presidente e come libero professionista, revisore dei conti di enti pubblici – spiega – ho sempre mantenuto una condotta rispettosa. Il mio ruolo di presidente non poteva andare a interferire con i ruoli del personale dipendete e con i responsabili del procedimento».

L’avvocato Virio Nuzzolese, che ha difeso Cucchini, evidenzia: «Il mio assistito ha avuto un ruolo defilato in quanto era presidente della Net e dunque non aveva specifiche competenze tecniche in materia. Si è sempre avvalso delle informazioni che giungevano da parte dei soggetti competenti. Cucchini – ha aggiunto – era completamente estraneo. È uscito dalla Net, inoltre, poco dopo l’avvio della procedura contestata. Vi è la massima soddisfazione per l’esito favorevole di questa vicenda giudiziaria su cui si confidava fin dall’inizio avendo la massima fiducia nell’operato della Procura di Udine».

L’avvocato Maurizio Miculan, difensore di Marco Botosso, commenta: «Fine dell’incubo per il mio assistito grazie a un provvedimento che riconosce la correttezza del suo operato».

Secondo l’avvocato Giovanni Di Lullo, del Foro di Trieste, difensore dell’ingegner Gianpiero Zanchetta, l’ipotesi di accusa era infondata fin dall’inizio. «Si è chiusa una vicenda giudiziaria – afferma il legale – che non aveva alcuna possibilità di sviluppo diverso essendo l’ipotesi di accusa totalmente infondata ed essendo stato intento di tutti gli attori della vicenda adoperarsi per garantire il migliore servizio alla città di Udine».

Ad aggiudicarsi la gara era stata l’azienda palermitana, con un ribasso del 6,67 per cento sull’importo fissato a base d’asta: la ditta siciliana aveva superato la concorrenza di un’azienda piemontese.

L’indagine della Procura non si era concentrata sulla procedura di gara in sé, quanto piuttosto sull’effettiva aderenza dei servizi erogati con quelli effettivamente elencati e dettagliati nel contratto stipulato tra le parti.

La Procura, in sostanza aveva voluto verificare se c’erano state nell’esecuzione modifiche tali da intaccare la qualità del servizio pubblico fornito alla comunità.

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