Inchiesta sulle mense, la qualità ha un costo: smettiamola con il massimo ribasso, cambiamo la legge

Indipendentemente da come andrà a finire questa inchiesta sulle mense udinesi e in attesa che, come si dice, la giustizia faccia il suo corso, sarebbe coraggioso provare ad abbattere un muro che (chissà perchè?) resta in piedi da troppo tempo

Renato D'Argenio

UDINE. La qualità ha un costo. Vale per tutte le cose che ci circondano e che portiamo addosso: dagli abiti ai prodotti tecnologici, dalle automobili ai viaggi. Vale per il lavoro, per i servizi e per il cibo.


Indipendentemente da come andrà a finire questa inchiesta sulle mense udinesi e in attesa che, come si dice, la giustizia faccia il suo corso, sarebbe coraggioso provare ad abbattere un muro che (chissà perchè?) resta in piedi da troppo tempo. Il muro è quello delle gare al “massimo ribasso” che, tra l’altro, anche le direttive europee scoraggiano. L’Europa chiede, infatti, di badare alla qualità di beni e servizi messi in appalto che viene meno se si usa esclusivamente il criterio del prezzo più basso.

«Ma perché questo sia possibile – spiegava recentemente Giuseppe Busia, presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione – servono stazioni appaltanti che sappiano progettare e, poi, misurare la qualità, individuando i parametri adeguati, che debbono valere sia per l’appaltatore principale sia per i subappaltatori». Non credo che quello delle stazioni appaltanti sia un ostacolo così difficile da superare, eppure quel muro è sempre li. Gare vinte al massimo ribasso e subappaltate, a loro volta, al ribasso.
 

In questi giorni in Friuli ci si preoccupata, giustamente e più del solito, perché a pagare il prezzo di un servizio non all’altezza sono dei bambini. Sono bambini anche i 25 salvati dall’autista di un bus che, pochi giorni fa, ha preso fuoco in Puglia: forse quell’incendio è figlio del “massimo ribasso”, quel maledetto “massimo ribasso” che negli appalti diventa un rischio per la sicurezza; che è responsabile di molti incidenti mortali sul lavoro e non solo.

Il problema non si risolve cacciando la ditta che viene da lontano o facendo fuori l’assessore di turno (giusto paghino se hanno sbagliato), ma cambiando la legge. Questa Regione ne ha già ispirate di storiche: si potrebbe abbattere un altro muro.

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