Indagati oltre 20 consiglieri regionali per 2,6 milioni di rimborsi
UDINE. L’ipotesi di reato è il peculato e i consiglieri regionali indagati sono oltre 20. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Trieste sull’utilizzo dei fondi assegnati dalla Regione agli otto gruppi consiliari. Chi siano dei 59 esponenti dell’Assemblea regionale a essere coinvolti in questa fase delle indagini resta ancora un dato inaccessibile, ma il quadro della situazione ai magistrati si fa sempre più chiaro.
L’inchiesta è partita a inizio dicembre quando, su indicazione della Corte dei conti, nella sede del Consiglio gli uomini della Guardia di finanza hanno acquisito scontrini e ogni altra pezza giustificativa relativa alle spese di rappresentanza del 2011 degli otto partiti, un gruzzolo da quasi 885 mila euro. La documentazione è quindi stata inviata anche alla Procura di Trieste, guidata da Michele Dalla Costa.
L’indagine è stata affidata al pm Federico Frezza che il 14 febbraio scorso ha deciso di allargare l’inchiesta a tutti i soldi per le spese di funzionamento dei gruppi nel 2011, cioè circa 2,6 milioni, all’ultima parte del 2012 e alla prima decade di febbraio 2013. Scontrini, ricevute e fatture sono finite nel mirino delle Fiamme gialle. Diverse le spese “facili” che magistrati e finanzieri hanno svelato. Dall’acquisto di pneumatici da neve a tre scontrini di un’armeria di Villa Santina.
Dalla spesa dal macellaio e in pescheria fino a un seggiolino per l’auto. Dalle mimose donate a colleghe e dipendenti per l’8 marzo fino a prelievi bancomat per rimborsi in contanti senza indicarne il motivo. Nonostante un regolamento consiliare vago il pm ha invece individuato il quadro dell’accusa, il peculato appunto. Reato che viene consumato quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio ha a disposizione denaro o altra cosa mobile altrui e se ne appropria.
I consiglieri regionali finiti sotto inchiesta, e quindi iscritti nel registro degli indagati, sono oltre 20, come in serata ha confermato Dalla Costa. «L’attenzione della Procura – ha affermato il procuratore capo – si è ovviamente orientata su spese che non potrebbero essere appuntate come spese di rappresentanza o di funzionamento dei gruppi consiliari. I consiglieri regionali indagati saranno sentiti solo qualora il magistrato avrà la necessità di contestare loro dei fatti specifici. Al momento nessuno – ha aggiunto Dalla Costa – sa ufficialmente di essere indagato».
Perché l’informazione di garanzia viene comunicata all’interessato quando c’è un atto nel quale è necessaria la presenza di un difensore. Se, a esempio, il pm non ha necessità di fare una perquisizione oppure un interrogatorio, attività che richiedono la presenza di un avvocato, il consigliere può non sapere d’essere sottoposto a indagine. Tanto che la sua posizione potrebbe addirittura essere archiviata e solo allora saprebbe d’essere stato indagato.
Altro filone è invece quello della Corte dei conti, binario civile e non penale come quello della Procura di Trieste. Oggi alle 10 a Trieste sarà celebrata l’apertura dell’anno giudiziario 2013 della sezione giurisdizionale per il Fvg. Sarà il presidente della sezione, Paolo Simeon, a riferire l’attività svolta nel 2012. Seguirà la relazione del procuratore regionale Maurizio Zappatori.
Oggi quindi qualche dettaglio in più sull’inchiesta contabile emergerà. A giorni saranno notificati i primi inviti a giustificare le spese, inviti che in questa prima fase per la magistratura contabile arriveranno a 12 esponenti, otto capigruppo più due componenti del Misto, Alessia Rosolen e Paolo Ciani che rispetto ai colleghi hanno bilanci per proprio conto. Ma, i magistrati contabili sono già stati chiari, ciascun consigliere è responsabile delle proprie spese e quindi ne risponderà singolarmente.
È evidente che le due inchieste, tra indagati e chiamati a chiarire come sono stati spesi i soldi, s’intrecciano con le elezioni regionali del 21 e 22 aprile. Il 17 marzo, poi, scadrà il tempo per la presentazione delle liste.
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