Indagato al San Raffaele un manager pordenonese
PORDENONE. C’è anche un manager pordenonese tra gli indagati, dirigenti e primari dell’ospedale San Raffaele di Milano, per una presunta truffa da 28 milioni di euro ai danni del servizio sanitario nazionale. Si tratta dell’amministratore delegato dell’Irccs Nicola Bedin, 38 anni, al vertice della struttura dall’11 maggio 2012.
L’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Giovanni Polizzi, riguarda un arco temporale che dal 2011 arriva al 18 novembre 2013 ed è stata aperta per le ipotesi di reato di falso e truffa aggravata, contestate a vario titolo. Era nata dopo una verifica sulla regolarità dei Drg.
Stando all’avviso di conclusione delle indagini, nel corso di migliaia di interventi le equipe di medici sarebbero state solo sulla carta «regolarmente costituite», in quanto «chirurghi e/o anestesisti» figuravano, in realtà, come «presenti contestualmente in più sale operatorie».
In circa 2 mila interventi chirurgici gli specializzandi avrebbero sostituito anestesisti o chirurghi professionisti, mentre in 989 casi, nelle sale operatorie, mancava il «primo operatore». Sui registri, invece, sarebbe stato segnalato che tutti i «requisiti» di presenze dei medici erano stati rispettati, così da ottenere i cosiddetti “rimborsi dei drg”, cioè per prestazione, dal sistema sanitario.
Tra gli indagati, anche il predecessore di Nicola Bedin, Mario Valsecchi, amministratore della struttura sino alla primavera del 2012. Il San Raffaele in una nota «contesta radicalmente le accuse che gli vengono avanzate perché assolutamente insussistenti sia in punto di fatto che relativamente alla disciplina amministrativa relativa all’accreditamento».
La notizia dell’indagine è rimbalzata anche a Pordenone, dove il manager è non solo conosciuto, ma anche stimato. Nato a Montebelluna, Nicola Bedin si era poi trasterito con la famiglia nella Destra Tagliamento, dove ha frequentato le scuole dell’obbligo.
Maturità classica al collegio Don Bosco, quarto anno frequentato in una delle migliori scuole californiane, si è laureato alla Bocconi di Milano in Economia aziendale con 110 e lode.
La sua carriera è fulminea, prestigiosa e impeccabile: in Mediobanca dal 2001 al 2004, lo stesso anno è assistente del presidente del Gruppo ospedaliero San Donato e dal 2005 amministratore delegato del policlinico, rivestendo cariche, esecutive e no, in società controllate.
A fine 2011 il San Raffaele di Milano era sull’orlo del crac. A fine 2013, dopo la cura Rotelli, i conti sono tornati in ordine. «Stasera ognuno di voi vada a casa e pensi a come rimettere in piedi la situazione», disse. Bedin, all’indomani, comincia con lo spedire una lettera a tutti i dipendenti: decurta del 20 per cento i costi del personale amministrativo, taglia agli altri il salario del 9 per cento.
L’alternativa è il licenziamento per 224. Scrive di lui, Alberto Brambilla, su il foglio.it: «Quella di Bedin, vista oggi, appare una tattica bellica cui però sottende una strategia più sottile. Viene facile il parallelo avanzato da Bedin stesso quando, ricordando Rotelli, ha descritto il suo “maestro” come un uomo audace nel senso spiegato dal generale e filosofo prussiano delle guerre napoleoniche, Carl von Clausewitz. Rotelli era animato da “un’audacia accompagnata dal giudizio ponderato”, giacché “tanto più il comando è elevato, tanto più cresce la responsabilità della conservazione degli altri e del benessere collettivo”. Solo questa miscela rende l’audacia “una forza veramente creatrice”, diceva il generale raccontato da Bedin, sia che sia alla testa di un battaglione o alla guida di un impero finanziario».
Nessun licenziamento, al manager pordenonese è riuscita l’operazione: rimuovendo inefficienze e sprechi, ha capovolto una situazione che sembrava disperata.
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