Indagato l’ex presidente Tondo

Ieri mattina è stato interrogato dal pm Frezza in relazione ad alcune spese: si ipotizza il reato di truffa o di peculato

TRIESTE. L’ex governatore Renzo Tondo è finito nel mirino del sostituto procuratore Federico Frezza che, ieri mattina, lo ha interrogato nel suo ufficio al secondo piano del palazzo di giustizia a Trieste. Tondo è indagato per i reati di truffa o in alternativa peculato in merito a una vicenda emersa, da quanto appreso, solo nelle ultime settimane.

Tondo si è presentato assieme all’avvocato tolmezzino Luciano Cardella alle 8.40. Si è trattenuto fin quasi alle 10 nell’ufficio di Frezza. Il magistrato si è fatto assistere nell’interrogatorio da un ufficiale della Guardia di finanza.

Top secret sul contenuto del verbale firmato al termine dell’interrogatorio. Si sa solo che la vicenda da cui sono scaturite le accuse all’attuale capogruppo dell’opposizione in Consiglio regionale sarebbe emersa nel corso degli ultimi accertamenti effettuati dai finanzieri che stanno indagando sulle cosiddette spese pazze dei rimborsi ai gruppi consiliari del 2011 e del 2012.

Ma, da quando appreso, non avrebbe nulla a che fare con quanto contestato nei mesi scorsi ai rappresentanti consiliari o ai capigruppo finiti nel mirino della procura penale e anche di quella contabile. Interpellato l’ex presidente della Regione non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Anche l’avvocato Cardella si è trincerato dietro a un fitto riserbo.

Lo scorso 4 marzo (con un orario molto più meridiano di ieri) l’ex presidente della Regione si era presentato al palazzo di giustizia sull’onda dell’inchiesta sulle spese allegre e si era precipitato dall’allora procuratore Michele Dalla Costa. Quella volta era accompagnato dal segretario generale Daniele Bertuzzi. All’incontro ufficiale aveva partecipato, seppur per pochi minuti, il sostituto procuratore Federico Frezza.

In quell’occasione Tondo aveva chiesto e ottenuto il certificato che attestava la sua “innocenza”. Infatti aveva compilato il modulo, secondo l’articolo 335 del codice di procedura penale, per conoscere la propria posizione nell’indagine sulle spese di rappresentanza dei gruppi consiliari.

Quelli erano i giorni che precedevano la presentazione delle liste in vista delle elezioni regionali. Così dopo aver avuto quello che qualcuno aveva definito il certificato di illibatezza il presidente Tondo aveva dichiarato: «Chi ha sperperato denaro pubblico e si è reso responsabile di sciocchezze è bene che non si ricandidi».

Poi uscendo dall’ufficio del procuratore Dalla Costa definendo la sua un’operazione trasparenza, aveva detto: «Ora faremo chiarezza. Sono stato il primo consigliere a presentare la domanda».

Ieri mattina in quello stesso corridoio al secondo piano del palazzo di giustizia ci è tornato. Si è fermato nel primo ufficio a sinistra. Ma per essere interrogato dal pm Federico Frezza alla presenza del difensore di fiducia.

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