Industria verso lo stop, si ferma Fincantieri: dipendenti in ferie

Stabilimenti fermi per 15 giorni, dipendenti messi in ferie. Immediata la risposta dei rappresentanti dei lavoratori: "Grave e irresponsabile".

UDINE. L’industria del Friuli Venezia Giulia verso lo stop. A decretare il fermo della produzione è stata per prima Fincantieri, 6 mila addetti di cui 2.600 diretti, che vale l’1% del Pil nazionale, 10% dell’export regionale (circa 1,2 miliardi di euro), che ha nell’elenco dei fornitori 3 mila aziende, e un valore degli acquisti che si aggira attorno a 2,5 miliardi di cui un terzo (700 milioni) vanno a circa 400 imprese del Friuli Venezia Giulia.

Il gruppo ha comunicato ai sindacati la decisione di procedere unilateralmente con una fermata collettiva - utilizzando lo strumento delle ferie - in tutti i cantieri e in tutte le sedi dal 16 al 29 marzo.

La precisazione è che le ferie impiegate ora sostituiranno quelle collettive del mese di agosto. La fermata del gruppo navalmeccanico decreta, inevitabilmente, la fermata di tutte le aziende dell’indotto, nei vari settori che spaziano dall’arredo alla componentistica, dai lavori in appalto ai servizi.

Un altro grande gruppo, Electrolux, quartier generale in Italia a Pordenone, deciderà nelle prossime ore se procedere verso la chiusura degli stabilimenti (circa 4 mila addetti a Porcia, Susegana, Forlì e Solaro), anche in seguito alle proteste di oggi, con scioperi nei vari stabilimenti ad eccezione di quello pordenonese.

Nel corso di un incontro svoltosi nel pomeriggio nella sede di Unindustria Pordenone con le organizzazioni sindacali provinciali, è emersa anche la valutazione - anch’essa in corso - delle aziende della filiera del legno di andare verso il fermo produttivo.

«Le aziende che sceglieranno di restare aperte dovranno rispettare il decalogo emanato dal governo - spiega il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti - applicando tutte le misure indicate. Aziende e sindacati si impegnano a gestire al meglio possibile questa fase collaborando ora e in futuro, consapevoli che la ripartenza ci chiederà di lavorare di più».

La nota di Fincantieri. La direzione di Fincantieri ha reso noto con un comunicato ufficiale di aver deciso "di sospendere le attività produttive in tutti gli stabilimenti italiani dal 16 al 29 marzo compresi, disponendo la chiusura di tutti i siti (compreso quello nella nostra regione, a Monfalcone) con ricorso a ferie collettive anticipandole rispetto alla prevista chiusura estiva".

"Tale misura - dice il comunicato dell'azienda -, pur avendo sicure ripercussioni sulle consegne più imminenti, consentirà attraverso una maggiore presenza nel mese di agosto di mitigare, nella speranza che la situazione si normalizzi, l’impatto sui successivi adempimenti contrattuali, mantenendo in tal modo la credibilità dell’Azienda verso i clienti, nella certezza di poter contare sull’impegno, la disponibilità e il senso di appartenenza di tutti i lavoratori a qualunque titolo impegnati all’interno delle nostre Unità Sociali.

La posta in gioco - spiega Fincantieri - è estremamente importante e tutti dobbiamo operare per limitare la progressione del contagio e al contempo per intraprendere azioni in grado di non pregiudicare il futuro della nostra Azienda".

La protesta dei sindacati. Immediata la risposta dei rappresentanti dei lavoratori. "Grave e irresponsabile". Così i sindacati Fim-Cisl e Fiom-Cgil hanno definito la decisione della Fincantieri di "procedere unilateralmente con una fermata collettiva con le ferie in tutti i cantieri e in tutte le sedi dal 16 al 29 marzo sostituendo le ferie collettive di agosto".

Per Fim e Fiom in questo modo l'azienda "affronta la crisi scaricandola totalmente sui lavoratori" ed esprimono "pertanto ferma contrarietà" sottolineando che in alternativa le organizzazioni sindacali avevano "proposto l'utilizzo degli ammortizzatori per la prossima settimana, come disposto dal decreto Conte dell'11 marzo, utilizzando quindi la prossima settimana per confrontarsi con l'azienda".

Fim e Fiom hanno inoltre ribadito che "le iniziative di messa in sicurezza, sanificazione, riorganizzazione delle attività vanno fatte attraverso l'uso degli ammortizzatori come è previsto dal DPCM dell'11 marzo" attraverso intese con i sindacati. Le organizzazioni sindacali "sosterranno i lavoratori tutti i lavoratori, - si legge in una nota - per far valere gli inalienabili diritti individuali, come quello al recupero psicofisico, nelle sedi opportune e con tutte le iniziative sindacali e di lotta del caso", concludono i sindacati in un comunicato.

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