Infarto in treno, niente farmaci e defibrillatore

La denuncia del cardiologo: «Ho solo potuto spiegare al paziente cosa l’aspettava in ospedale»
Di Donatella Schettini

Un uomo con tutti i sintomi dell’infarto, la mancanza di un defibrillatore o di farmaci specifici da somministrare al paziente e un treno alle prese con una deviazione a causa di un incidente. E’ quanto accaduto lunedì notte al dottor Marco Brieda, cardiologo pordenonese di ritorno da Roma.

Viaggiava su un treno ad alta velocità Italo, dal tardo pomeriggio. «Ci è stata data la comunicazione – ha raccontato – di un importante rallentamento perché sulla linea Bologna - Padova era deragliato un convoglio merci». Il treno è stato dirottato sulla linea per Verona, accumulando un ritardo stimato in circa 90 minuti.

Ma durante il viaggio, attraverso gli altoparlanti del treno, è stato richiesto se a bordo del convoglio ci fosse un medico. Brieda ha risposto.

«Era una persona di 50 anni circa – ha proseguitoe Brieda – che si era sentita male. Prima è andata nella zona dei distributori per prendere qualcosa di caldo, poi, siccome il dolore non passava, ha allertato il personale del treno. Aveva tutti i sintomi dell'infarto – ha raccontato – e inoltre mi ha raccontato che in famiglia c’erano stati problemi cardiaci. Io non posso dire con certezza che fosse infarto, perché non avevo la possibilità di sottoporlo a esami, ma certo i sintomi erano quelli».

Così Brieda ha chiesto al personale del treno se ci fosse un defibrillatore semiatuomatico, ma la risposta è stata negativa: gli hanno spiegato che è prevista la loro installazione e proprio in vista di questo i dipendenti dovranno fare un corso. Ma in quel momento il defibrillatore non c’era, come nemmeno le medicine.

«A quel punto potevo fare ben poco – ha proseguito il medico –, se fosse andato in arresto cardiaco avrei potuto praticargli un massaggio cardiaco».

Fortunatamente si è riusciti ad arrivare alla stazione di Verona in una situazione stazione: «Ho chiesto che il treno venisse bloccato in attesa dell’arrivo dell’ambulanza – ha proseguito Brieda –. Nel frattempo ho cercato di tranquillizzare il paziente, spiegandogli che cosa gli avrebbero fatto in ospedale». L'uomo è sceso autonomamente dal treno, ma è stato subito caricato sulla lettiga è trasferito in ospedale. Brieda ha osservato che «in un treno che trasporta centinaia di persone è impensabile che non ci sia un defibrillatore. Ho fatto una ricerca e sono stati diversi i morti negli ultimi anni, colpiti da infarto nei treni». Il problema è sempre quello della mentalità e di un decreto di qualche anno fa che aveva previsto una serie di postazioni con defibrillatori in luoghi frequentati, ma mai di fatto attivati. Anche Trenitalia non ha in dotazione i defibrillatori sui treni, neppure su quelli a lunga percorrenza. Un paio di anni fa ha dotato di questo strumento una sessantina di stazioni, tra quelle più importanti, affidando i defibrillatori alla Polfer.

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