Infiltrato nel club del poker scopre tavoli di gioco d’azzardo

PRATA. Finanziere si finge un giocatore di poker e si infiltra al circolo privato Matrix. L’all in delle Fiamme gialle viene calato sul tavolo verde il 28 settembre del 2013. È la soffiata dell’agente sotto copertura a dare il la al blitz della Guardia di finanza nel circolo pratese: «Il venerdì e il sabato sera qui si gioca a cash game».
Gli investigatori della finanza irrompono al club Matrix in quella notte di settembre. Ai tavoli del circolo c’è chi partecipa a tornei di texas hold’em in regola con le normative vigenti, ma non solo.
L’attenzione degli inquirenti si concentra su un tavolo in particolare dove si sospetta, invece, che i giocatori cambino il denaro in fiches di valore nominale.
È questo il discrimine fra il poker sportivo, in cui si paga una quota di iscrizione fissa e non si vincono premi in denaro, e il gioco d’azzardo, contravvenzione disciplinata dall’articolo 718 del codice penale.
«Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o in circoli privati di qualunque specie, tiene un gioco d’azzardo o lo agevola è punito con l’arresto da tre mesi a un anno e con l’ammenda non inferiore a 206 euro», recita l’articolo 718.
Nella sede del circolo gli investigatori raccolgono una decina di testimonianze e sequestrano novemila euro.
Finiscono nei guai, così, il presidente del circolo Matrix, Massimiliano Banini, 54 anni, operaio, Ercole Dal Zin, 50 anni, imprenditore residente a Pravisdomini e il ristoratore di Fiume Veneto Mario Cibin, 45 anni. Dal Zin e Cibin, peraltro, vengono chiamati in causa dall’agente sotto copertura. Non risultavano infatti nell’organigramma del circolo, ma, secondo gli inquirenti, al Matrix si vedevano spesso.
Ieri mattina è iniziato il processo a loro carico al tribunale di Pordenone per l’ipotesi di reato di esercizio di giochi d’azzardo.
La Procura ritiene che, in concorso fra di loro, avvalendosi dell’associazione di promozione sociale Matrix, abbiano praticato il gioco d’azzardo in un circolo privato e il poker texano, con quota di iscrizione superiore a 30 euro e senza iscrizione al Coni.
L’accusa contesta ai tre imputati anche di aver giocato a poker con modalità cash game, ovvero di aver cambiato i contanti in fiches aventi un valore nominale equivalente al controvalore in euro.
L’avvocato Sergio Gerin, che assiste tutti e tre gli imputati, ha chiesto ieri al giudice la messa alla prova per tutti e tre gli imputati. Alla prossima udienza, fissata a settembre, si valuterà la proposta dell’Ufficio esecuzioni penali esterne.
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