«Inquinata la scena del crimine»: scintille in aula tra accusa e difesa

Fidanzati uccisi a Pordenone: la seconda udienza del processo in corte d'Assise a Udine

UDINE. Prime vere scintille in aula fra pm e legali dell’imputato. La difesa ha adombrato l’ipotesi che la scena del crimine sia stata inquinata durante la raccolta delle prove.

Nel suo incalzante controinterrogatorio l’avvocato Giuseppe Esposito ha esibito due fotografie che immortalano il volante della Suzuki Alto (l’auto in cui sono stati trovati uccisi i due fidanzati).

Esposito ha chiesto al perito balistico Benedetti se il volante, nella fotografia del 18 marzo (verbale all’indomani del delitto), si trovasse nella stessa posizione in cui il professinista lo aveva trovato il 12 giugno 2015 (giorno in cui Benedetti aveva effettuato un sopralluogo integrativo per verificare la traiettoria di uno dei proiettili, quello ritrovato nella mascherina fra il sedile del guidatore e la portiera).

Sorpreso, il perito ha risposto che il volante nella foto del 18 marzo risultava ruotato in senso orario di circa 70-80 gradi. A quel punto il pm Matteo Campagnaro ha chiesto al perito di comparare una fotografia del sopralluogo del 17 marzo.

Il perito ha replicato che il volante non era compiutamente visibile a causa dei giochi di luce, ma che gli sembrava nella stessa posizione in cui lo aveva esaminato il 12 giugno.

Quindi la Corte d’assise ha disposto di acquisire un ingrandimento dell’immagine per fare chiarezza. Ci sono anche altri aspetti sui quali la difesa farà breccia.

«La consulenza balistica– ha osservato l’avvocato Esposito – conclude che se Benedetti avesse valutato solo i proiettili non sarebbe riuscito a dimostrare che erano stati esplosi tutti dalla stessa arma. Ci è arrivato per estensione, includendo nella sua analisi anche i bossoli».

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