Insiel licenzia 24 dipendenti: protesta sul tetto della sede

Un dipendente e membro Rsu ha voluto denunciare «l’ingiustizia del provvedimento». La vicenda è complessa e risale allo scorporo di parte dell’azienda e la nascita di Insiel Mercato
Silvano Trieste 05/02/2015 Il Sindacalista sul terrazzo dell' Insiel
Silvano Trieste 05/02/2015 Il Sindacalista sul terrazzo dell' Insiel

UDINE. È salito sul tetto della sede di Insiel a Trieste e vi è rimasto dalle 10 alle 14,30, quindi è stato condotto in ospedale per accertamenti per un principio di ipotermia. Lo ha fatto per protesta, Alexander Vecchiet, dipendente di Insiel e componente delle Rsu aziendali, per denunciare «l’ingiustizia» dei 24 licenziamenti decretati dalla società.

Il “caso” è esploso ieri dopo che mercoledì ai ventiquattro era stato notificato l’esito del procedimento disciplinare: il licenziamento, appunto.

Ma la vicenda è alquanto complessa e risale addirittura al 2009, quando in ottemperanza al decreto Bersani, per Insiel - allora colosso dell’informatica di proprietà della Regione Fvg - si è delineato lo scorporo di parte delle attività, e relativi dipendenti, e la nascita di una newco, Insiel Mercato, poi ceduta, e il mantenimento di una “dimagrita” Insiel come società in house della Regione.

Centotrentatre i dipendenti ceduti a Insiel Mercato, ma 26 di questi decisero di rivolgersi al giudice impugnando le decisioni assunte. In primo grado la magistratura ha dato loro ragione, ritenendo illegittimi i trasferimenti di personale e, ricordano i sindacalisti Stefano Borini della Fiom Cgil e Antonio Rodà della Uilm, «avanzando anche ombre sulla regolarità di tutta l’operazione di scorporo delle attività dell’azienda informativa di proprietà della Regione, che sono ascrivibili alla politica che ha governato il processo e al gruppo dirigente della società che lo ha gestito».

Di fronte alle sentenze che la vedevano soccombente, Insiel ha quindi da un lato deciso di impugnarle in appello (il pronunciamento è atteso per la prossima estate), e dall’altro ha anche “chiamato” al lavoro i 26 addetti che erano alle dipendenze di Insiel Mercato.

Due su 26 hanno accolto l’invito, si sono dimessi da Insiel Mercato e sono rientrati in Insiel; gli altri hanno inteso, prima, ottenere garanzie. Il quesito è, infatti: se in appello il giudice desse ragione ad Insiel, noi verremmo licenziati, ed avendo lasciato Insiel Mercato, di fatto resteremmo senza lavoro.

Da qui la richiesta all’azienda affinchè «congelasse» la situazione in attesa del pronunciamento sul ricorso in appello, richiesta che ha ottenuto un “no” come risposta.

Anche i sindacati nel frattempo si sono mossi sollecitando un incontro con la Regione, prima, e con Insiel dopo, ma nel frattempo ai 24 dipendenti chiamati al lavoro e che non si sono presentati, la società ha inviato le lettere di contestazione con relativo annuncio di avvio di procedimenti disciplinari.

La “pena” per chi, chiamato, non si presenta al lavoro e non motiva la propria assenza, è il licenziamento. La notifica del quale è arrivata mercoledì.

La protesta di Vecchiet di ieri è servita per riaprire il confronto, cose che è avvenuta nel pomeriggio con un incontro tra sindacati, Rsu, presidenza di Insiel e la partecipazione dell’assessore Panariti. Ma l’esito non è stato soddisfacente: Insiel pare indisponibile a ritirare i licenziamenti.

«Il nostro giudizio è severo e critico rispetto a questo confronto - dichiara Borini -. Abbiamo ribadito la necessità di un approfondimento e mi auguro che lunedì, quando sarà presente l’assessore competenze Panontin, si possa trovare una mediazione».

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