Insulti razzisti contro la Kyenge: il vignaiolo Bressan bandito da Slow Wine
GORIZIA. È bufera su un notissimo produttore vinicolo di Farra d’Isonzo, Fulvio Bressan, il quale sul proprio profilo Facebook ha scritto nei giorni scorsi un messaggio contenente parole offensive nei confronti del ministro Kyenge giudicate gravi e razziste da numerosi esponenti del mondo vitivinicolo ed enologico italiano che hanno espresso messaggi di condanna on line, su vari siti oltre che sui social network come Facebook e Twitter.
Addirittura è arrivata la “scomunica” ufficiale da parte di Slow Food, che ha deciso di bandire i vini prodotti dall’azienda Bressan Mastri Vinai dalla guida Slow Wine 2014, considerata da molti la più importante e completa pubblicazione italiana dedicata alle aziende vitivinicole del Bel paese.
«La guida Slow Wine – si legge in una nota pubblicata da Slow food che ieri campeggiava in apertura della pagina principale del sito – ha sempre recensito con estremo favore i vini dell’azienda Bressan e il tipo di viticoltura che porta avanti. Ma Slow Wine è la guida dell’associazione che in questi anni ha sviluppato progetti internazionali come Terra Madre e Mille Orti in Africa. Fin da subito ha deciso di tenere in ampia considerazione anche il lato umano dei produttori. Le frasi apparse sul profilo Facebook di Bressan sono talmente gravi, offensive e assurde da non meritare pubblicità».
I vini Bressan sono molto conosciuti anche all’estero e a tale proposito Slow Food mette in risalto «la sacrosanta indignazione che queste parole hanno sollevato a livello nazionale e in diversi Paesi dove i suoi vini sono conosciuti e dove l’eco di quelle frasi è giunta. Non si può accettare che appaia all’interno di una qualsiasi pubblicazione di Slow Food».
Subito si sono scatenati i commenti, in maggioranza concordi con la scelta di Slow Food anche se non sono mancati interventi di parere diverso: «Appare molto pericoloso dare inizio anche per i vini a una scelta con così marcata posizione ideologica – ha scritto ad esempio un utente che si firma Vittorio Cavaliere –. Occorre valutare la qualità dei vini e questo vogliono i consumatori, per censurare esistono già tantissimi sistemi, in ogni caso mi appare raccapricciante assistere alla gioia di chi non si sta rendendo conto di quale danno si vuole arrecare a Bressan. Mi auguro che lui abbia la forza di resistere a quello che ormai non è più una semplice gogna mediatica».
O ancora c’è chi ha evidenziato che una guida come Slow Wine dovrebbe limitarsi a recensire la qualità oggettiva dei vini senza pretendere per ogni produttore «un certificato di buona condotta e pensiero politicamente corretto».
Sui social e su magazine on line dedicati al vino come mywinemarketing il tenore dei messaggi è stato per lo più all’insegna dell’indignazione. Bressan ha replicato con una lunga precisazione pubblicata su Facebook respingendo categoricamente l’accusa di razzismo: «Per prima cosa chiedo scusa delle parole che ho usato ma voglio precisare che erano dettate da un momento di estrema rabbia nel veder sprecare i soldi pubblici da questo ministro, pagato dagli Italiani. Se vedessi Kyenge in balia delle onde di un mare in tempesta, sarei il primo a buttarmi in acqua per salvarla. Nella mia schiera di amici veri ci sono molte persone di colore, moltissimi ebrei sono nipote di emigranti che in Germania trovavano sui bar cartelli che dicevano “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”».
Ieri, contattato dal Messaggero Veneto, ha ulteriormente precisato: «Io non sono un perbenista e per onestà intellettuale dico che non mi sono pentito dei concetti critici che ho espresso e se ho usato quel linguaggio ineducato e provocatorio l’ho fatto per dimostrare che nel nostro paese ormai si viene ascoltati solo se si usano espressioni becere. Certo, tanti amici mi hanno detto che avrei dovuto usare termini diversi. Ma volevo mettere in risalto il problema del razzismo al contrario, di uno stato e di una politica che accettano con ipocrisia che dei disperati che scappano dalla gabbia della povertà e della guerra finiscano poi rinchiusi in un’altra gabbia, quella dei Cie. È questo il concetto di accoglienza secondo il ministro Kyenge? Io politicamente ho criticato tutti, da Berlusconi e Pd alla lega, da Fini a Di Pietro. A me non interessa la politica ma da cittadino mi sento indignato per la situazione di questo paese».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto