«Insulto razzista da quel negoziante» FOTO
MORTEGLIANO. Marie è una giovane mamma, che abita con la famiglia a Mortegliano da 6 anni, in Friuli da tempo. Graziosa, elegante. Si occupa con ogni attenzione della casa, delle due figliolette e del marito, medico all’ospedale di Udine.
Marie, come la sua famigliola, è di colore, originaria del Camerun. Qualche giorno fa le è capitato di doversene andare piangendo dal negozio di abbigliamento, in paese, dove le è stato impedito di provare un vestito: i titolari hanno motivato il diniego con il timore che il suo odore rimanesse sull’abito rendendolo invendibile. Il tutto in presenza degli altri clienti, tra cui una vicina di casa. Marie prima è rimasta basita, poi non ha potuto trattenere le lacrime. Più tardi si è rivolta ai Carabinieri della locale stazione per denunciare il fatto, che ritiene discriminatorio e frutto di pregiudizio razzista.
«Venerdì 16 agosto – riferisce la morteglianese – sono entrata nel negozio da Tirelli, di fronte al duomo. Sono invitata a un battesimo e volevo un vestito adatto alla circostanza. Non era la prima volta che facevo compere lì, ci ero già stata per acquistare dei capi per mio marito, ma ero stata trattata normalmente». Bene, le si fa incontro il titolare, a cui spiega quello di cui ha bisogno. Lui le mostra alcune soluzioni, aggiungendo consigli sugli abbinamenti. La signora però, prima di entrare in cabina per provare gli abiti, accenna a un vestito visto in vetrina, che ritiene possa fare al caso e domanda di provarlo. «Il negoziante – racconta Marie – chiede informazioni alla moglie circa la taglia. Ma quando ritorna verso di me vedo che ha cambiato completamente atteggiamento. Prima dice imbarazzato che il capo in vetrina non corrisponde alle mie misure, poi però mi prende dalle mani i vestiti che mi aveva dato prima dicendomi che io puzzo e che se provo i vestiti poi non potrà più venderli».
«Sono rimasta molto male – riferisce la giovane donna -, non mi era mai capitata una cosa simile. Razzista, inumana. Mi sono scese le lacrime. Mi sono detta: meglio uscire, altrimenti qui dico qualcosa di terribile». Marie, che da due notti non riesce a dormire, riflette: «Qualcosa ci accade ogni tanto, come quando una mamma allontana il proprio figlio “perché c’è la bambina negra” ma un atto così umiliante non lo avevo mai provato. Io, che sono maniaca della pulizia, credo che il mio aspetto fosse più che decoroso. Mi sono chiesta come mai gli altri clienti andavano e venivano dalle cabine di prova. Caldo c’è, e anche gli altri sudano. Quindi è solo perché sono di colore che sono stata trattata in questo modo?»
«Fortunatamente non tutti sono così – aggiunge -, da anni siamo qui e tutti ci si rivolgono gentilmente; leggo cordialità e vicinanza soprattutto tra coloro che hanno fatto esperienza all’estero. La nostra prima figlia ha frequentato il nido parrocchiale e poi la scuola dell’infanzia a Pozzuolo e si è trovata benissimo, l’abbiamo iscritta alla primaria della scuola integrata nello stesso paese. Anche a Mortegliano, prima d’oggi, niente da lamentarmi. Ma dopo questo episodio non mi sento tranquilla: se è accaduto questo può succedere di tutto». Marie ha paura: per sè, per la famiglia, per le bambine. Si chiede perché una persona, che non ha fatto niente di male, che rispetta le leggi del paese dove vive, debba essere trattata così. «Non sono allarmista, cerco di elaborare questo disagio, di darmi una ragione. Ma non ne trovo». Racconta di avere esperienza di esercizi di abbigliamento, perché la madre ne ha due, in Francia: «Chi entra in negozio – dice Marie – è da rispettare, prima di tutto come persona e poi perché è un potenziale cliente. Indipendentemente dall’aspetto, dalla nazionalità o dal colore della pelle».
Ha riferito l’accaduto, che classifica come «atto di razzismo puro» al locale comando dei Carabinieri ed è intenzionata a sporgere denuncia. «Anche all’estero - conclude –, ho sempre difeso gli italiani come persone sempre disponibili e accoglienti. Se penso a come si sono comportati con me in quel negozio, non tratterei allo stesso modo neppure il mio peggiore nemico».
Paola Beltrame
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto