Internet veloce, Fvg lumaca: si salvano solo le grandi città

UDINE. Un ritardo evidente e preoccupante. Perché sulle autostrade digitali corre la competitività delle imprese e la possibilità, per i cittadini, di accedere a servizi forniti da privati e pubbliche amministrazioni. Se è vero che, salvo alcune aree territoriali limitate, è possibile accedere a internet sia da casa, sia da tablet o smartphone, è tutt’altro che rosea la situazione per quanto riguarda la cosiddetta banda ultralarga, quella che consente velocità dai 30 ai 100 megabytes al secondo.
Per fare un paragone con i treni, è come se il Friuli Venezia Giulia non potesse contare sui Frecciarossa o Frecciargento e sulle connessioni con l’alta velocità ferroviaria.
La banda ultralarga è parzialmente realtà a Pordenone, Trieste e Udine, zone fortemente urbanizzate e dove è conveniente per gli operatori effettuare investimenti. Diversa la situazione in tutta la restante parte della Regione.
Il rapporto Infratel 2014 che è stato alla base delle scelte del Governo sugli operatori di banda ultralarga segnala infatti che si trovano in aree grigie, dove gli utenti non sono adeguatamente serviti in termini di estensione del servizio, garantito ad esempio solo per gli operatori produttivi (specie nelle aree industriali) Codroipo, Gorizia, Monfalcone, Sacile e Tolmezzo. Tutto il resto del territorio è nella cosiddetta area bianca, ovvero ambiti comunali e sub-comunali nei quali nessun operatore offre connettività con velocità minima di 2 megabytes per secondo.
Eppure con l’agenda digitale europea, nell’ambito della strategia 2020, sono stati indicati agli Stati alcuni obiettivi ambiziosi e impegnativi per lo sviluppo della banda larga: garantire da subito a tutti gli europei l’accesso; permettere entro il 2020 una connettività estesa a tutta la popolazione con velocità nettamente superiori ai 30 megabytes per secondo; consentire che almeno il 50 per cento delle famiglie sia abbonato a connessioni internet di oltre 100 megabytes al secondo entro il 2020.
Per questi motivi l’Unione europea autorizza a sostegni economici da parte dei singoli Stati a fronte di un piano definito di diffusione delle connessioni internet. Dove per gli operatori di mercato non è conveniente economicamente investire, il finanziamento pubblico può arrivare fino al 100 per cento del costo delle dorsali pubbliche in fibra ottica per consentire una connettività di almeno 2 megabytes al secondo. Tutto ciò perché, secondo l’agenda digitale europea, «va garantito il diritto di accesso universale all’infrastruttura».
L’Unione europea, inoltre, non bolla come aiuti di Stato i contributi fino al 70 per cento della spesa per la realizzazione delle infrastrutture di ultimo miglio attraverso l’assegnazione di sovvenzioni agli operatori privati delle telecomunicazioni ma attraverso procedure di gara. L’infrastruttura così realizzata è complementare a quella per le cosiddette aree bianche. La dorsale realizzata - queste le regole Ue - dovrà rimanere di proprietà del beneficiario della sovvenzione pubblica per almeno sette anni e per il medesimo periodo questi dovrà garantire ai suoi concorrenti l’accesso all’ingrosso all’infrastruttura.
Ultima forma di incentivazione autorizzata dall’Unione europea è quella destinata agli utenti finali, in particolare alle famiglie, per l’acquisto di apparecchiature che consentano l’accesso alla rete nelle aree particolarmente marginali dove non è possibile giungere con una infrastruttura cablata. La sovvenzione, in questo caso, può arrivare fino al 100 per cento del costo sostenuto dall’utente.
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