Interventi chirurgici: tampone ed esami prima del ricovero e 15 giorni di isolamento per i pazienti

UDINE. Tampone diagnostico per individuare la presenza del virus Sars-CoV-2 ed eventuali approfondimenti diagnostici attraverso Raggi X, ecografica del torace o Tac; se il paziente proviene da un’altra regione, dovrà portare con sé l’esito dell’esame del tampone; nei 15 giorni antecedenti all’intervento chirurgico programmato, «al paziente andrà raccomandata la riduzione dei contatti sociali ed eventualmente l’isolamento domiciliare nelle due settimane antecedenti il ricovero allo scopo di giungervi in condizioni di maggiore sicurezza dal punto di vista infettivologico».
Linee guida
Sono alcune delle indicazioni che il ministero della Salute ha inviato alle Regioni per la gestione della ripresa delle attività chirurgiche programmate. Indicazioni che, a dire il vero, arrivano un paio di settimane dopo che le Aziende sanitarie del Fvg hanno iniziato a recuperare l’attività chirurgica “di elezione”, ovvero quella programmata non urgente (alcune attività, come la chirurgia oncologica o quella d’urgenza non si sono mai fermate) che erano state sospese.
Dalla protesi d’anca alla cataratta, sono migliaia gli interventi pianificati e stoppati a causa dell’emergenza coronavirus che ora vengono pianificati, anche con una tempistica certamente meno veloce del passato, visto che vanno sempre garantite le misure stringenti, i percorsi, le distanze, individuati i posti letto riservati a pazienti che devono essere operati ma sono positivi al virus. Ai protocolli che le Aziende si erano già date, si sommano ora le indicazioni ministeriali che andranno integrate per definire le modalità più sicure per l’attività di ricovero.
Tamponi
Le direttive del ministero, come detto, impongono uno “screening sistematico” di tutti i pazienti che devono essere ricoverati per escludere il contagio da Sars-CoV-2, o se, nel caso il paziente sia positivo, definire le specifiche modalità di trattamento (isolamento in camera singola, particolare attenzione nell’utilizzo dei dispositivi di protezione da parte del personale sanitario, ecc.).
Che è poi quel che si fa già oggi nel trattamento delle urgenze. Una persona che arriva in pronto soccorso e che deve essere operata d’urgenza, viene sempre sottoposta al tampone. Se è possibile attendere il tempo necessario per avere la risposta dell’esame, si attende; in caso contrario il paziente viene trattato “come se” fosse positivo. Quindi tampone prima del ricovero programmato, e istruzioni precise al paziente perché eviti di contagiarsi in prossimità della data definita per l’intervento.
Se il tampone dovesse risultare negativo ma il medico dubita dell’esito dell’esame (perché nota dei sintomi specifici), dispone esami di approfondimento come una radiografia o una Tac che escludano una patologia Covid in atto.
Da altre regioni
Per una corretta distribuzione dei costi, se il ricovero deve avvenire in una regione diversa da quella di residenza, il paziente dovrà sottoporsi al tampone - e agli eventuali accertamenti ulteriori - nella propria regione «al fine di ridurre i costi organizzativi in caso di positività», conclude il ministero.
Visite ed esami
A tutte queste indicazioni dedicate all’attività di ricovero ordinaria, si sommano quelle per le attività ambulatoriali, queste riprese in progressione dal 18 maggio sulla base di protocolli che le Aziende del Fvg avevano già definito in coordinamento con la direzione centrale e Arcs.
Il ministero in più aggiunge una raccomandazione; laddove possibile utilizzare il teleconsulto e la telemedicina evitando ai pazienti la necessità di recarsi presso le strutture privilegiare modalità, quelle a distanza, che diventano quasi obbligatorie per le prenotazioni e il pagamento del ticket. Se questo non è sempre possibile, anche l’accesso al Cup fisico andrà disciplinato in modo tale da garantire il rispetto delle distanze.
Ampliare gli orari
Per smaltire gli arretrati, dovendo garantire tempi definiti per evitare affollamenti nelle sale d’attesa, il ministero della Salute chiede di ampliare gli orari di apertura di ambulatori e strutture diagnostiche, questo per consentire di fissare appuntamenti scaglionati su un’intera giornata, una diversa organizzazione del personale, e anche percorsi dedicati.
Ovviamente a tutti coloro che accedono andrà misurata la temperatura e monitorati eventuali sintomi respiratori, per individuare pazienti potenzialmente contagiati dal virus Sars-CoV 2, che dovranno tornare a casa.
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