Inversione tra i binari: l’autista rischia l’accusa di disastro ferroviario
Il pubblico ministero attende ancora gli atti, ma la ricostruzione dell’incidente è stata ricondotta a un tentativo di inversione a “U”, con la macchina che è restata incastrata nei binari della linea Venezia-Trieste, travolta da due convogli: prima in un senso, poi nell’altro
L’ipotesi di accusa che potrebbe essere mossa all’automobilista di Prata che sabato è stato protagonista di un incidente ferroviario che avrebbe potuto avere conseguenze gravi, è quello ricompreso nell’articolo 450 del codice penale: «Chiunque, con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro ferroviario (...) è punito con la reclusione fino a due anni».
Il pubblico ministero Andrea Petroni attende ancora gli atti, ma la ricostruzione dell’incidente è stata ricondotta a un tentativo di inversione a “U”, con la macchina che è restata incastrata nei binari della linea ferroviaria Venezia-Trieste, tra le stazioni di San Donà e Ceggia, travolta da due convogli: prima in un senso, poi nell’altro.
Poteva essere una tragedia, per fortuna le conseguenze sono state meno gravi, se non sulla circolazione ferroviaria andata in tilt.
La Procura ha disposto l’acquisizione di tutti i dati telemetrici anche dei due treni, che procedevano intorno ai 100 chilometri l’ora, per ricostruire il sinistro. Intanto, è scoppiata la polemica tra i pendolari, inferociti per i ritardi nell’arrivo dei bus sostitutivi e le scarse informazioni.
A far infuriare studenti e lavoratori che si muovono in treno è stata la gestione dell’emergenza, tra mancate informazioni e bus sostitutivi arrivati dopo ore. C’è chi racconta di averli aspettati quattro ore.
A Ceggia ci ha pensato il Comune con la protezione civile ad assistere i viaggiatori. «La gente era arrabbiata, alterata per la mancanza di informazioni. Erano rimasti al freddo e al buio», racconta chi era presente. E in tanti hanno ripiegato sui taxi.
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