Investimenti truffa, il processo va a Roma
PORDENONE. Investimenti con sospetta truffa, a segno l’avvocato Bruno Malattia: il processo sarà celebrato a Roma e non a Pordenone. Così ha deciso il tribunale cittadino, dopo due ore e mezza di camera di consiglio: ha dichiarato l’incompetenza territoriale.
Si riparte daccapo, dopo che gli atti sono tornati alla procura, ma nella Capitale, per il consigliere provinciale di Fli ed ex Lega Nord Alessandro Zanusso, 33 anni, di San Quirino, difeso dagli avvocati Liala Bon e Mara Travanut, e per la dominicana di 43 anni Mas Bynees Santos Cruz, detta Bya, residente a Pomezia, assistita dall’avvocato Bruno Malattia. Altri tre imputati, invece, avevano già patteggiato a marzo.
Malattia aveva sollevato due eccezioni: la nullità del capo di imputazione in quanto «poco chiaro, soprattutto sulle date dei fatti contestati» e la rinnovata richiesta di dichiarazione di incompetenza territoriale di Pordenone, già respinta in sede di udienza preliminare dal giudice Roberta Bolzoni.
Dopo quasi tre ore di camera di consiglio, il tribunale (tutto al femminile, presidente Licia Consuelo Marino, alla “prima” in città, a latere Monica Biasutti e Patrizia Botteri) ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale disponendo l’invio degli atti alla procura di Roma affinché assuma le sue determinazioni.
E’ nella capitale – è stata la contestuale motivazione – che venne formalizzato l’accordo di costituzione di una presunta fittizia società a Londra, la Bts Ltd, che avrebbe dovuto raccogliere e fare fruttare gli investimenti, ed è a Roma che era stato aperto l’ufficio operativo.
L’eccezione di nullità del capo di imputazione è stata assorbita dall’altra, ritenuta prevalente. Il tribunale ha anche dichiarata inamissibile una costituzione di parte civile per vizio di forma, mentre le altre, per un eventuale processo, dovranno recarsi a Roma.
L’indagine – oltre quattro faldoni di documenti raccolti dalla guardia di finanza – passa alla procura di Roma. Il gruppo, secondo l’accusa, proponeva guadagni record per gli investimenti dei privati, che però dopo la liquidazione di alcune tranche non vedevano più un soldo.
L’ipotesi di reato contestata ai cinque indagati – tre usciti di scena, come detto, col patteggiamento – è di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e, a vario titolo, abusivismo finanziario e bancario ed esercizio abusivo della professione di promotore finanziario; Zanusso deve rispondere anche di calunnia.
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