Investito e ucciso: «Esigo la verità»

Pordenone. Un ragazzo morto, un’amica ferita: 4 mesi a un ex consigliere comunale per omissione di soccorso

PORDENONE. La voce non trema. È ferma, quasi spietata, nell’invocare la verità per l’adorato figlio Marco, morto a 23 anni in un incidente stradale dai connotati assurdi. Giorgio Rizzetto prende fiato.

Poi, sillabando, quasi non respira: «Voglio, anzi esigo la verità sulla morte di mio figlio. Morirò in piedi, non mi piego di fronte a nulla: lotterò fino alla fine dei miei giorni per sapere se Marco è morto sul colpo, per sapere se poteva essere salvato, per sapere perché l’auto di Colautto e della Tabino ha perso il controllo», scandisce Rizzetto.

Lo fa commentando la sentenza pronunciata dal giudice del Tribunale di Pordenone, Licia Consuelo Marino, nei confronti dell’ex consigliere comunale di Ronchis Daniele Colautto, 56 anni, condannato a 4 mesi e il pagamento delle spese processuali dopo il procedimento che lo vedeva imputato per omissione di soccorso nei confronti di Rosanna Tabino, 45 anni.

C’era lei alla guida della Volkswagen Passat che la sera del 2 maggio di due anni fa impatta in maniera terribile con la Ford Fiesta di Marco Rizzetto, che era andato nell’area industriale dell’East park di Fossalta di Portogruaro per “tirare” la sua auto, che lamentava qualche noia al motore.

Terribile lo scontro: la Passat - lanciata secondo le perizie a 98 chilometri orari - centra in pieno la Fiesta sul lato del guidatore, non lasciando scampo al giovane portogruarese, che rimane intrappolato in un cimitero di lamiere contorte.

Si parlerà del rapporto che intrattenevano Tabino e Colautto, della folle fuga dei due per le strade dell’East park, inseguiti o forse spaventati dagli abbaglianti di un’auto dalle sembianze familiari. E si parlerà della seconda fuga, quella di Colautto, che a piedi lascia il luogo dell’incidente.

Paradossi legislativi: l’omissione di soccorso che gli viene contestata è quella nei confronti della Tabino, che rimarrà ferita a una gamba nell’impatto.

Nei prossimi giorni il giudice Piera Binotto si esprimerà invece sull’ennesima opposizione all’archiviazione presentata dalla famiglia di Marco, secondo cui il giovane non sarebbe morto sul colpo, ma avrebbe agonizzato per almeno mezz’ora. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio per l’omissione nel soccorso al ragazzo.

«Non ho mai ricevuto una parola di scuse o conforto da parte di Colautto o Tabino – riprende Giorgio Rizzetto –. Io non ho paura, non sono un vigliacco: andrò fino in fondo. Per accertare la verità subiremo anche il dolore della riesumazione della salma, per consentire l’esame del total body, che dovrebbe consentire con un supplemento d’indagine di accertare le motivazioni che hanno portato alla morte di mio figlio. Non cambierà nulla, ma sapere che non ha sofferto, paradossalmente, sarebbe motivo di sollievo».

Restano parecchi i punti oscuri della vicenda. Su di uno, per papà Rizzetto, è fondamentale fare chiarezza: «Se Colautto spiega chi c’era nell’auto che ha puntato gli abbaglianti contro la Passat, io sono pronto a non procedere ulteriormente nei suoi confronti», indica.

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